Dopo il granchio blu la minaccia Lion Fish Stavolta l’Italia non si muova in ritardo
venerdì 4 ottobre 2024
Se volessimo rappresentare il cambiamento climatico con un’ espressione simbolica potremmo farlo tramite le cosiddette specie aliene. Queste vengono sì trasportate nell’area Mediterranea dalle storiche e continue movimentazioni logistiche organizzate dall’uomo, ma si adattano nella nuova realtà grazie ai cambiamenti del clima. Sono di pochi giorni fa il discorso in Germania del Presidente della Repubblica Mattarella e la relazione alla Commissione Europea di Mario Draghi che esprimono la necessità di un’azione coordinata ed armonica della comunità mondiale per intervenire con efficacia nei fenomeni climatici e governarli. Il tema sollevato dai due Uomini di Stato guida proprio l’ordine del giorno del 43° Congresso della Ciesm, la Commissione per gli studi e le esplorazioni nel Mediterraneo e nel Mar Nero, che si terrà a Palermo dal 14 al19 ottobre, riunendo 23 Paesi con 300 scienziati, a cui parteciperà anche Acli Terra. Una delle proposte dell’associazione sarà quella di chiedere il riconoscimento formale e sostanziale per gli agricoltori e i pescatori della funzione di custodi dell’ambiente. Negli ultimi tre anni sono stati proprio i pescatori a dover fermare la straordinaria invasione del granchio blu, che ha sterminato le specie autoctone a cui sono legati i loro introiti, come le vongole, le orate, le spigole e le anguille. Pensiamo, ad esempio, all’impegno della Società Benefit composta da tutte donne riminesi, le “Marescadoras”, che esportano il granchio blu italiano nel Nord America, oppure alla storica cooperativa de “I Pescatori di Orbetello”, che regola l’equilibrio faunistico nella Laguna toscana. Dall’emergenza granchio blu, affrontata in ritardo dalle Istituzioni con un Commissario e una troppo piccola dotazione economica, si passerà nelle prossime estati a quella del Lion Fish. Il voracissimo e venefico pesce tropicale che mangia sino a sei volte il proprio peso e che deposita due milioni di uova all’anno. Oggi dall’Oceano Pacifico, suo Habitat storico, è passato a colonizzare il Mediterraneo orientale, ma presto invaderà i mari italici, squilibrando l’ecosistema. Il suo predatore storico è lo squalo, ma nelle nostre acque dovrebbe essere l’uomo a svolgere tale funzione. Purtroppo, il Ministero dell’Agricoltura e quello dell’Ambiente ancora non hanno autorizzato la commercializzazione dello stesso, dimostrando un ritardo su un’emergenza annunciata dalla comunità scientifica e dalle organizzazioni professionali come la nostra. È un pesce sicuramente commestibile, che possiede importanti proprietà, perché gli scarti possono essere trasformati in cosmetici o integratori. E questo significherebbe davvero intervenire con efficienza ed efficacia, trasformando un fenomeno avverso in un vantaggio per l’uomo e tutto il Creato. Contributo a cura delle Acli © riproduzione riservata
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