Un prodotto tradizionale venduto nei più moderni canali commerciali e che dà il segno dell'andamento di uno dei settori di riferimento per l'alimentare italiano. Nell'agroalimentare avviene – facendo spesso arrabbiare i coltivatori –, anzi è proprio dai "movimenti" delle vendite nella grande distribuzione organizzata (Gdo), che un comparto può cogliere i segni del cambiamento della domanda. Accade adesso per il vino, uno dei prodotti tradizionali, appunto, dell'agroalimentare nostrano le cui vendite nella Gdo stanno girando al bello.Alcuni numeri sulla situazione sono emersi dall'anteprima dell'edizione 2016 di Vinitaly (una delle più importanti manifestazioni di settore in Europa), che indicano come dopo anni di stasi, si sia registrata adesso una crescita più decisa delle vendite di vino italiano sugli scaffali dei grandi nomi della Gdo. Detta in maniera semplice, pare che le vendite delle bottiglie da 75 cl (quelle più comuni), siano aumentate del 2,8% in volume rispetto al 2014, e quelle delle bottiglie da 75cl a denominazione d'origine (Doc, Docg, Igt) del 1,9%; rispettivamente le vendite in valore dovrebbero essere cresciute del 4,0% e del 3,8%. Secondo gli esperti si tratta di una crescita che vale due volte perché non è stata stimolata da prezzi in diminuzione e nemmeno da campagne promozionali. Bene anche le vendite degli spumanti, con un + 7,8% in volume e +7,5% in valore (qui in effetti i prezzi sono leggermente diminuiti). In vetta alla classifica dei più venduti sono sempre il Lambrusco e il Chianti, segue lo Chardonnay, un bianco di vitigno internazionale buono un po' per tutti.Certo, quello della Gdo non rappresenta l'intero mercato del vino, ma ne è pur sempre una parte rappresentativa che, fra l'altro, coniuga bene insieme prodotto tradizionale (il vino appunto), con forme di vendita che vanno ben al di là del dettaglio e dell'enoteca. Ma il mercato non è tutto qui. Secondo l'agenzia specializzata Winenews, per esempio, ormai i giochi per il vino si fanno a livello mondiale e a comandare sono i mercati dell'Asia e del Nord America, capaci di crescere e sopperire ai limiti dell'Europa. Già, perché se è vero che nella Gdo italiana le vendite un po' crescono, occorre anche ricordare che nel Vecchio Continente nel 1994 veniva commerciato il 71% di tutto il vino venduto nel mondo, mentre oggi si arriva solo a poco più della metà. E non è una buona notizia, perché sempre secondo Winenews, se Cina e Usa sono il motore della macchina che muove il settore, i bulloni sono nella Vecchia Europa, sia in termini produttivi che di consumi. Che, appunto, languono. Stando hai dati globali più recenti e completi la crescita è stata dal 2009 appena dello 0,2%.
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