La pensione dei donatori di sangue non corre alcun rischio. L'assenza dal lavoro impegnata per la donazione è coperta di contributi come se il lavoratore fosse stato regolarmente in servizio in occasione del prelievo e nella successiva giornata dedicata al recupero fisiologico. Questa garanzia, offerta dalla legge 107 del 1990, si ripresenta in modo particolare in occasione del 14 giugno, data nella quale si celebra la «Giornata mondiale del donatore di sangue», organizzata in Italia dalle maggiori organizzazioni del settore, Avis, Fidas, Fratres e Croce Rossa. La legge ha stabilito che per ogni giornata di riposo compensativo, che segue la donazione del sangue, i lavoratori dipendenti di ogni categoria hanno diritto, oltre alla retribuzione (straordinario escluso), anche ai contributi per la pensione accreditati figurativamente, quindi gratuiti. Per i lavoratori a stipendio fisso, l'indennità giornaliera si determina dividendo per 26 la retribuzione mensile. I contributi figurativi andranno così ad integrare il contributo settimanale obbligatorio maturato dal lavoratore.
Naturalmente non si applica la disciplina dei permessi né della retribuzione relativa al giorno della donazione quando il lavoratore si sottopone al prelievo durante un periodo di ferie individuale oppure di chiusura per ferie dell'intera azienda. Essendo già regolarmente retribuite, le ferie assorbono, infatti, la disciplina speciale delle assenze per la donazione del sangue. Il prelievo, per un minimo di 250 grammi e che può interessare anche la donazione di plasma o di piastrine, deve essere effettuato presso un centro di raccolta fisso o mobile, oppure un centro trasfusionale o un centro di produzione di emoderivati regolarmente autorizzati. Secondo le norme sanitarie, i centri non possono accettare donazioni prima che siano trascorsi tre mesi da un eventuale prelievo fatto in precedenza. Di conseguenza i contributi figurativi accreditabili per la pensione non possono superare quattro giornate per ogni anno.
Emergenza donazioni. Una recente indagine del Censis, commissionata dalla Fidas, suona un campanello d'allarme sulla promozione e sulla sensibilizzazione alla donazione del sangue. Attualmente le donazioni sono in aumento ma la grande maggioranza dei donatori appartiene alla fascia di età compresa fra i 30 e i 55 anni. Le più alte percentuali di donatori, inoltre, si concentrano nelle regioni del Nord, rimarcando una distribuzione sul territorio nazionale non omogenea, a discapito delle regioni del Centro-Sud.
Le proiezioni demografiche nazionali indicano purtroppo una forte riduzione per il prossimo decennio, circa del 9%, sia della popolazione dei donatori sia delle unità di sangue intero raccolte. Una diminuzione particolarmente accentuata si riscontra fra i giovani in età compresa tra i 18 e i 28 anni, una fascia di età che assicura nel tempo i donatori periodici sui quali si regge il complesso del sistema trasfusionale.
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