Quanti hanno chiesto il Reddito o la Pensione di cittadinanza prima del 2 aprile scorso (in pratica appena uscito il decreto che ha istituito i nuovi sussidi) sono tenuti ad integrare la domanda iniziale con nuovi dati, entro il prossimo 21 ottobre, pena la sospensione delle prossime rate.
Le domande presentate in quel periodo hanno utilizzato un modulo che è stato in seguito oggetto di modifiche, con l'inserimento di ulteriori informazioni, indicate nella Legge di conversione del decreto citato. La stessa legge ha previsto che chi aveva legittimamente presentato la domanda prima del 2 aprile continuasse a percepire il sussidio fino a settembre 2019.
Tutto questo ha indotto l'Inps a cambiare il modulo di domanda. Di conseguenza, dal 2 aprile in poi, la modulistica per il Reddito è in linea con la legge, ma circa 520mila domande presentate in precedenza devono essere integrate con una semplice autodichiarazione.
Anche l'invio di questa documentazione deve seguire il canale telematico e se sussiste il diritto al pagamento il sussidio non subisce interruzioni. Data l'importanza dell'operazione, l'Inps precisa che il collegamento alla pagina del sito dedicata al Reddito sarà sempre attivo.
Inoltre, solo per le domande aggiornate fino al 21 ottobre l'Inps dispone dei tempi tecnici che assicurano il pagamento della rata del Reddito per il mese di ottobre e seguenti. Invece per chi effettuerà l'aggiornamento dopo il 21 ottobre il sussidio resterà sospeso fino all'acquisizione della dichiarazione.
L'Inps ha inviato agli interessati un messaggio o una mail al recapito da loro indicato nella domanda per informarli dell'operazione e del link al quale collegarsi per integrare la richiesta iniziale. Il collegamento avviene in ambiente Internet senza necessità del Pin. In risposta, l'Istituto ha già ricevuto finora circa la metà delle autocertificazioni integrative per il Reddito o per la Pensione di cittadinanza. Ne mancano quindi altre 260 mila per completare la categoria dei cittadini interessati. È prevedibile quindi, presso l'Inps, i Caf e i Patronati un notevole flusso di utenti che non sono in grado di eseguire personalmente l'aggiornamento.
Si può intuire che una parte delle eventuali mancate risposte porti automaticamente ad individuare domande presentate furbescamente da non aventi diritto.
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