di Stefano Vecchia
Tanta politica, soprattutto riforma della politica e della morale pubblica, ma anche importanti dati economici nel rapporto inaugurale del primo ministro cinese Wen Jabao all'apertura ieri della quinta sessione annuale dell'undicesima Assemblea nazionale del popolo, ovvero in sostanza il Parlamento della Repubblica popolare.
Un dato essenziale è il tasso di crescita ritenuto «ottimale» per continuare a garantire propulsione al razzo cinese senza provocarne surriscaldamento o stallo. Il 7,5 per cento sarò il tasso più basso degli ultimi otto anni e contribuirà a spingere al ribasso i mercati finanziari asiatici. Un rapporto, quello di Wen davanti ai tremila delegati improntato a prudenza e al timore di ripercussioni negative sull'economia cinese, a partire dall suo export da primato, dalla situazione europea a statunitense. Misure adeguate saranno intraprese per continuare a stimolare la crescita dei consumi interni il cui tasso ideale di crescita viene individuato dagli esperti attorno all'8 per cento, comunque abbondantemente superato dal 2008, in anni segnati da crisi globale. «I nostri obiettivi – ha affermato il premier – sono quelli di promuovere una crescita economica robusta, di mantenere i prezzi stabili e di vigilare contro i rischi finanziari mantenendo la circolazione di moneta e l'offerta di credito a livelli appropriati, con un approccio prudente e flessibile».
A questo proposito occorre – ha ricordato ancora Wen – tenere l'inflazione entro il 4 per cento, con la coscienza però che molte tipologie, a partire dagli alimentari, superano abbondantemente questa cifra. Per questo, resteranno in vigore le misure di contenimento del mercato immobiliare mentre il tasso di cambio dello Yuan verrà mantenuto «sostanzialmente stabile». Un non-provvedimento che dispiacerà ai partner commerciali, in primo luogo gli Usa, che da tempo chiedono un riallineamento più realistico del rapporto della valuta cinese con il dollaro.
L'annuncio di un obiettivo di crescita annuale al livello più basso degli ultimi otto anni, unito all'incertezza che circonda il salvataggio della Grecia, ha tenuto al ribasso l'andamento dei mercati mondiali. Giù le asiatiche, con Tokyo che ha perso l'0,8%, Shanghai in discesa dello 0,64% e Hong Kong dell'1,41%. Battuta d'arresto anche in Europa: Milano (-0,62), Londra (-0,61), Parigi (-0,39), Francoforte (-0,79), Madrid (-1,28). E pure Oltreoceano, a Wall Street, gli indici si sono mossi in calo. Il Dow Jones, in apertura, ha incassato subito una perdita dello 0,54%.
© Riproduzione riservata
ARGOMENTI: