A partire dal 2005 i disabili civili (sordomuti, ciechi e invalidi civili) che avranno la domanda di pensione o di indennità di accompagnamento respinte non potranno più opporsi con un ricorso amministrativo. Per ottenere un riesame della domanda dovranno rivolgersi esclusivamente al tribunale, iniziando una normale causa giudiziaria. Di conseguenza fino al prossimo 31 dicembre è ancora possibile attivare un ricorso amministrativo, molto più semplice nelle formalità e praticamente senza alcun costo.
Le pesanti modifiche ai ricorsi sulla invalidità civile sono state apportate dalla legge n. 47 del 27 febbraio scorso, che ha stabilito anche una proroga delle vecchie regole fino a tutto il 31 dicembre 2004. Restano immutate tutte le disposizioni sui ricorsi per gli assegni di invalidità e per le pensioni di inabilità che l'Inps ed altri enti previdenziali liquidano ai lavoratori pubblici e privati.
La nuova procedura per gli invalidi civili prevede inoltre che il giudizio dinanzi al tribunale deve essere attivato entro un periodo massimo di sei mesi dalla reiezione della domanda (e non più tre anni), pena la decadenza. Oltre questo tempo, il diniego della pensione o di altra indennità diventa definitivo. Anche i termini di prescrizione sulla materia si riducono quindi a 6 mesi. Tuttavia non è vietato ricominciare il percorso da zero presentando una seconda domanda, se con questa si denuncia uno stato di invalidità almeno in parte diverso dalla prima richiesta.
La legge precisa inoltre che, nell'avviare le cause giudiziarie che riguardino l'invalidità civile (la cecità, il sordomutismo, l'handicap ed il requisito della disabilità ai fini del collocamento obbligatorio al lavoro), l'atto introduttivo del giudizio deve essere notificato anche al ministero dell'Economia.
Avviando la causa giudiziaria va messo in conto che, in caso di soccombenza, il ricorrente è tenuto al pagamento delle spese processuali, competenze e onorari se il reddito familiare supera i 18.600 euro.
Le nuove regole sui ricorsi si propongono di arginare la corsa alla pensione di invalido civile e di contenere le decisioni troppo favorevoli che si registrano in sede amministrativa. Tuttavia, aggraveranno le già pesanti procedure per il riconoscimento dell'invalidità, con un ulteriore allungamento dei giudizi civili, già ingolfati al massimo e gravati da un pesante arretrato. È evidente, inoltre, che venendo meno le garanzie di tutela che erano finora offerte dagli organismi amministrativi, si pongono problemi di costituzionalità, anche per i confronti con le altre categorie sociali.
La situazione potrebbe migliorare se fossero almeno attribuiti all'Inps le competenze ora assegnate anche ad Asl, Prefetture, Regioni ecc. L'ente di previdenza, possedendo le professionalità necessarie, ha più volte sollecitato la ricomposizione di tutta la materia e la sua disponibilità a gestire l'intera procedura.
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