John Dickie lo conosciamo: «Mi chiamo John Dickie e faccio lo storico», dice ogni volta che si presenta in tv. Lo abbiamo anche apprezzato per alcuni programmi come De Gustibus su History. Insegna Studi italiani all'University College di Londra, oltre ad avere scritto di mafia e di cucina, ovvero delle cose che qualificano nel male e nel bene l'Italia nell'immaginario collettivo degli stranieri. Questa volta, con Dietro l'altare (mercoledì in prima serata su LaEffe, canale 139 di Sky), si è avventurato in una questione che va ben oltre l'Italia: gli abusi sessuali su minori da parte di uomini di Chiesa. Un'inchiesta (o presunta tale) di novanta minuti destinata a dodici Paesi nel mondo, che nella versione nostrana viene introdotta, commentata e conclusa dal giornalista de “L'Espresso” Emiliano Fittipaldi, che si presenta con l'aria del moralizzatore, ma soprattutto con il suo ultimo libro in bella mostra. Fittipaldi parla di omertà, di insabbiamenti, di impunità di preti pedofili e di vescovi che li hanno protetti, di migliaia di abusi che ancora continuano anche nella Chiesa di Papa Francesco. Definisce «il documentario un pugno nello stomaco e un eccellente lavoro di investigazione internazionale, che cerca di capire perché all'interno della Chiesa su questo tema non si riesce a fare pulizia e trasparenza». Alla fine ammette però che si tratta di un film. E questo è importante, perché non siamo di fronte a un normale reportage, ma ad un film vero e proprio in cui Dickie (sceneggiatore insieme a Lucio Mollica e Vania Del Borgo) recita la parte di se stesso in giro per il mondo (dall'Italia alla Francia, dagli Stati Uniti all'Argentina) con lo zainetto sulla spalla e lo sguardo inquisitorio. Il resto lo fanno le immagini, le foto, la musica, le voci (alcuni racconti sono molto espliciti) e il montaggio sotto la direzione del regista messicano Jesus Garces Lambert. Nessuno nega la diffusione e la tragicità del fenomeno, soprattutto dal punto di vista delle vittime, ma l'idea che trasmette Dietro l'altare è che la pedofilia tra il clero sia estremamente diffusa e che nemmeno Papa Francesco sia in grado (o voglia esserlo) di porre un freno. Mentre i tanti preti in gamba che esistono in Italia, ma di cui non si fa menzione, dovranno accettare loro malgrado di essere inseriti in «un clero tra i più arretrati al mondo».
© Riproduzione riservata
ARGOMENTI: