Digito “app di preghiera” su un motore di ricerca e questo per prima cosa mi snocciola (shorturl.at/kK5YA), attingendo al magazine di un noto operatore delle telecomunicazioni, otto nomi di altrettante applicazioni che promettono di aiutare, tramite lo smartphone, il nostro raccoglimento. Tra quelle che si rivolgono ai cattolici vengono citate Pregaudio, Prega.org e l’ormai classica iBreviary, oltre alla Liturgia delle ore della Cei e a Click to Pray, che è sviluppata dalla Rete mondiale di preghiera del Papa e quindi si rivolge ai fedeli dei cinque continenti. Come Hallow, che manca dall’elenco ma è «l’app di preghiera numero 1 al mondo», come si legge sull’“app store”. Che prosegue: «Radicata nella fede e nella tradizione cattolica», la sua «missione» è «aiutare il mondo a trovare la pace, a dormire serenamente e ad avvicinarsi a Dio»; «è stata utilizzata per pregare oltre 250 milioni di volte in più di 150 paesi» e i suoi contenuti «sono al 100% in linea con la Chiesa». È a pagamento: 7,99 euro al mese, 54,99 all’anno. Gode di testimonial-collaboratori assai popolari, rispetto al proprio target, come Jonathan Roumie, il Gesù della serie TV “The Chosen”. L’ultima sua iniziativa è una collaborazione con le istituzioni educative cattoliche, come si può leggere in un recente reportage della testata online dell’arcidiocesi di Detroit ( shorturl.at/i4VrR ) rilanciato sul potente circuito mediatico dei cattolici statunitensi “OSV”.Ad affiancare le app di preghiera stanno arrivando anche le app di misericordia, spirituale e corporale.
È il caso di Sekuereme (shorturl.at/aXiYp), che ha per eloquente motto «De lo digital a lo presencial». È nata nel 2024 dalla triennale esperienza realizzata in Spagna con le “Macrofiestas del Rosario”, preghiere settimanali promosse attraverso Instagram. Gli ideatori sono don Josepmaria Quintana, Clara López e Javier Pacheco, rispettivamente un presbitero, un’avvocata matrimonialista e un professionista della comunicazione. Il progetto, di cui riferisce anche l’edizione ispanofona di “Vatican News” (shorturl.at/ZulKV), mira a offrire i nomi di persone che possono essere di supporto a livello spirituale, professionale o semplicemente umano, avendo vissuto la stessa prova di chi si rivolge alla app. Il motto sopracitato lascia intendere la caratteristica principale del servizio: tale supporto si concretizza in incontri che avvengono di persona, non in Rete. Dunque l’app è un canale che collega, in un dato territorio, “domanda” e “offerta” di aiuto. Tutto, salvo le consulenze professionali, è a titolo gratuito, compreso l’eventuale volontariato nello staff. Il nome della app, spiega “Aleteia” (shorturl.at/WXQ8t), evoca il latino “Sequere me” della vocazione di Matteo; la “k” (che sta al posto della “q”) e la “m” sono le uniche lettere disegnate, nel logo, in forma non spezzata, a significare il Signore (Kyrios) e Maria che «attraverso la fede ci sostengono nei nostri problemi e nelle nostre fratture».
C’è un’altra app di misericordia che ufficialmente diventa attiva oggi, nella giornata che la Chiesa dedica alla commemorazione dei defunti. Non è una coincidenza: l’app, che si chiama Franciscus Memorial, si propone, appunto, come un memoriale digitale in cui ciascun utente può ricordare (con testi, foto e quant’altro) i propri morti, in forma personale, collegato con familiari e amici più stretti. Un post di “Desde la Fe” ( shorturl.at/szF25 ), testata ufficiale dell’arcidiocesi di Città del Messico, ne descrive dettagliatamente il funzionamento. Infatti la maternità dell’iniziativa è di un’associazione civile, la “Memorial Papa Francisco”, costituita presso l’arcidiocesi primaziale messicana, con l’arcivescovo card. Carlos Aguiar e il vescovo ausiliare Francisco Javier Acero impegnati, accanto allo stesso papa Francesco, a sostenerla: lo raccontano il sito dell’associazione (shorturl.at/XVOlR) e i numerosi post di “Religion Digital”, la testata online ispanofona che ha seguito la cosa più da vicino. L’app è stata lanciata ieri nella basilica di Guadalupe, cuore della devozione latinoamericana, allestendo una grande “ofrenda” (l’altare che in tante case del Messico, in questi giorni, onora i familiari defunti). Ma nelle intenzioni del papa e di chi in concreto le sta realizzando la memoria orante verso i nostri cari che non ci sono più, e che ci hanno trasmesso la fede, dovrà andare associata alla sollecitudine, attraverso opere concrete che l’app dovrebbe finanziare, verso i nostri familiari anziani, che ci sono ancora. © riproduzione riservata