Il 16 novembre a Latina in un importante convegno organizzato dalla locale Diocesi “Sul lavoro che cambia nell’agroalimentare” il docente di economia agraria Angelo Frascarelli tra le decise risposte al caporalato ha evidenziato l’Agricoltura 5.0. Per Acli Terra è stato un ulteriore passaggio sul determinato orientamento associativo di promuovere tale dimensione delle imprese rurali con un’importante accelerazione nel 2025. Una progressione dell’Agricoltura 5.0 che può cogliere l’attuale opportunità del Piano di Transizione 5.0; il decreto che lo regola è stato pubblicato sulla Gazzetta ufficiale del 6 agosto scorso da parte del Ministero per le Imprese e il Made in Italy. Prevede investimenti per le aziende agricole che abbiano anche soluzioni per l’ambiente fino a 2,5 milioni e termina il 31 dicembre 2025.
Il Centro di Assistenza Agricolo delle Acli con Acli Terra su questo tema ha organizzato un seminario a Bologna per il 24 febbraio prossimo con diffusione web nazionale, ma già da oggi hanno attivato sportelli d’orientamento in tutt’Italia. L’agricoltura 5.0 ha benefici sulla quantità e qualità della produttività agroalimentare, sulla qualità del lavoro con la relativa sicurezza per la salute dei lavoratori e sul rispetto dell’ambiente.
Tutto ciò, quindi, avrà un formidabile impatto sociale positivo. Le Associazioni come la nostra con gli operatori dei centri di assistenza agricola hanno un triplice impegno per assecondare tali processi: assistenza tecnico-finanziaria, promozione di una formazione professionale adeguata e di una nuova cultura rurale. L’istanza che indirizza Acli Terra al Governo e alle Regioni è quella di un nuovo grande piano di investimenti nella evoluzione della formazione professionale perché emergeranno anche nuove professioni.
Per esempio il data analyst agricolo, cioè il responsabile dell’analisi dei dati raccolti da sensori e macchine per ottimizzare le operazioni, migliorare la resa delle colture e ridurre gli sprechi; specialisti che utilizzano tecnologie come GPS, immagini satellitari e sensori per monitorare e gestire le colture in modo preciso, riducendo l’uso di risorse naturali. Un’altra è il prompt manager agronomico professionista, cioè un consulente che aiuta le aziende a migliorare i loro sistemi e processi produttivi con l'intelligenza artificiale.
Le resistenze a tali evoluzioni sono soprattutto dovute ai costi, che possono però essere sostenuti con le misure della Pac, o più spesso ad una ritrosia culturale, ma si tratta di eccezioni che possono essere superate con una pedagogia della concezione rurale sia per i lavoratori che per i consumatori su cui l'associazione sta insistendo e continuerà la sua mission nei prossimi anni.
contributo a cura delle Acli
© riproduzione riservata
© Riproduzione riservata
ARGOMENTI: