Il 3 settembre 1982, il generale Carlo Alberto dalla Chiesa veniva barbaramente ucciso dalla mafia a Palermo, insieme alla moglie Emanuela Setti Carraro e all’agente Domenico Russo che faceva da scorta alla A112 sulla quale viaggiavano. Alla memoria di quel tragico evento che appartiene alla storia del nostro Paese, si sovrappongono le immagini, recenti, dell’arresto del boss Matteo Messina Denaro. "Un risultato reso possibile - ha detto il Comandante generale dell’Arma dei Carabinieri, Teo Lusi - dalla determinazione e dal metodo utilizzato che io oso definire metodo dalla Chiesa, cioè l’accumulo di tantissimi dati informativi raccolti da tanti reparti sulla strada, con intercettazioni telefoniche e attraverso banche dati". La memoria e l’attualità s’incontrano nelle Sale dell’Appartamento di Parata di Palazzo Reale per l’inaugurazione della mostra Carlo Alberto dalla Chiesa, l’Uomo, il Generale. 1982-2022 (curata da Andrea Pamparana), a quarant’anni dalla sua morte (informazioni, materiali fotografici e video sul sito www.mostrageneraledallachiesa.it). Un percorso espositivo che si potrà visitare gratuitamente fino al 26 febbraio (dopo andrà a Torino e poi a Palermo). Un viaggio fra i luoghi del Generale.
Promossa dal Comune di Milano - Cultura e organizzata dal Comando Generale dell’Arma dei Carabinieri, la mostra - grazie a tantissime fotografie, filmati e testi - ricostruisce la vita di Carlo Alberto dalla Chiesa: i primi passi nell’Esercito, giovane soldato in Montenegro, il matrimonio con la prima moglie Dora Fabbo, le prime indagini in Sicilia dopo l’omicidio del sindacalista Placido Rizzotto, il boss di Corleone Luciano Liggio, e poi gli anni del terrorismo, tra Milano e Torino, l’arresto dei capi delle Brigate Rosse, le indagini dopo il delitto di Aldo Moro, la nomina nel 1982 a Prefetto di Palermo, il feroce agguato in via Carini. E poi il saluto di una Palermo ferita, sotto choc, per le esequie, con le parole durissime contro la mafia, ma anche l'inerzia delle istituzioni, dell’Arcivescovo di Palermo, il cardinale Salvatore Pappalardo: “Mentre a Roma si pensa sul da fare, la città di Sagunto viene espugnata dai nemici. E questa volta non è Sagunto. Ma Palermo, povera Palermo”.
Questa è la fine. L'inizio è un omaggio ai giovani. La consapevolezza che la lotta alla criminalità è una sfida da compiere insieme. Una testimonianza che parla ai più giovani. "Io penso che la mia vita non sia stata una favola. E se è, come è, una esperienza duramente vissuta, ambisco solo raccontarla ai giovani della mia Arma": sono le parole di dalla Chiesa che introducono questa mostra di vita e di storia.
Il Generale e l’Uomo. La fermezza autorevole del militare e lo sguardo affettuoso dell’uomo verso la famiglia, i giovani carabinieri, le nuove generazioni. Il generale di Corpo d’Armata Gino Micali, Comandante interregionale Pastrengo, evidenzia proprio questo, ricordando quando lo incontrò da giovane sottotenente alla scuola ufficiali: "Era una figura che emanava leadership. Una qualità che si costruisce con il mestiere. Ma che è anche un dono. E lui ce l’aveva". Come testimonia una foto di dalla Chiesa, il 16 giugno del 1982, sul luogo della strage della Circonvallazione, poche settimane dopo il suo incarico a Palermo da prefetto. Sull'immagine in bianco e nero è scolpita una frase straordinaria che ogni carabiniere probabilmente conosce a memoria: "E se è vero che voi siete, che voi vivete, che voi siete capaci di sentir battere la vita del vostro prossimo, allora carabinieri giovani e anziani, avete anche il diritto di guardare a testa alta coloro che vi hanno preceduto sulla via dell'onore e che altri hanno affidato al tempo ed al ricordo di quelli che verranno, agli angoli di una strada o all'aula di una scuola". Il valore dell'Arma, "nei secoli fedele", della memoria e dell'eredità che si affida a chi verrà dopo. Anche a chi non porta la divisa, ma vuole solcare le stesse orme di civiltà, di dignità, di legalità.
Il prefetto Carlo Alberto dalla Chiesa a Palermo, 16 giugno 1982, dopo la strage della Circonvallazione - Ansa
Il figlio Nando ripercorre con emozione questo viaggio "con papà" in una mostra "importante, che parla a tutti: un percorso nella memoria degli italiani, per ricostruire un periodo di storia, difficile, sofferto e complicato ma che alla fine è stato coronato dal riscatto. Anche attraverso il sacrificio di eroi e uomini esemplari". "Io non so se esistano gli eroi ma se esistono lui è stato uno di questi - ha aggiunto il sindaco di Milano, Giuseppe Sala -. Bene che questa mostra itinerante, dopo Roma, riparta da Milano perché il Generale era molto legato alla nostra città. Noi facciamo memoria sempre, riteniamo che sia la via per costruire un futuro solido". Dal Binario 21 del Memoriale della Shoah alla testimonianza del generale Dalla Chiesa. Come dei magistrati Giovanni Falcone e Paolo Borsellino. Scriveva il Generale: "Certe cose non si fanno per coraggio, si fanno solo per guardare più serenamente negli occhi i propri figli e i figli dei nostri figli".
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