Eppur si muove! Già, chi osserva l'agroalimentare distrattamente, potrebbe essere davvero tentato di valutare in questo modo l'avvicinamento sempre più serrato che i campi stanno tentando nei confronti della Grande Distribuzione organizzata (GDO). Ma si tratta di un percorso iniziato da molto tempo. Anche se oggi il cammino sta diventando sempre più una corsa, che la prossima settimana a Verona - con Fieragricola e un apposito workshop fra buyers e agricoltori - vedrà una delle tappe più importanti. In gara, numeri da capogiro.
In Italia le imprese agricole sono più di un milione: una su cinque, se si guarda all'intero universo produttivo italiano. Si tratta spesso di aziende piccole, ma che - insieme - arrivano ad animare in giro d'affari di oltre 180 miliardi di euro, il 15,6% del Pil nazionale, e a dare occupazione ad un milione e mezzo di persone. Il solo fatturato agricolo viene stimato in ben 48 miliardi di euro. Di fonte a tutto questo, sta ormai un consolidato gruppo di insegne della GDO che va da Rinascente-Auchan al sistema delle cooperative, da Carrefour a Metro. In mezzo, l'industria della trasformazione (che da sola vale qualcosa come 93 miliardi di euro circa), che fino ad oggi è riuscita a fare il bello e il cattivo tempo nei confronti degli agricoltori. Intanto però, la GDO ha acquisito quote di mercato e ha sbaragliato in molte aree del paese i piccoli punti di vendita. Tanto che i negozi tradizionali sono ormai inseguiti, a pochi punti di distanza, da supermercati ed ipermercati, che negli ultimi tempi hanno accresciuto le loro superfici di vendita con tassi spesso a due cifre. Tutto, senza contare una analoga crescita delle moderne forme di ristorazione.
È per questo che l'incontro - previsto venerdì prossimo nell'ambito di Fieragricola a Verona - fra quattro grandi insegne della distribuzione moderna (Rinascente-Auchan, Carrefour, Metro e Mc Donald's) e gli agricoltori ha un po' il sapore di un ulteriore passo in avanti. L'obiettivo, dei buyers, sembra essere quello di arrivare ad un rapporto diretto fra produzioni agricole locali e canali della moderna distribuzione e ristorazione. Si tratta di creare legami la cui realizzazione è obiettivamente difficile (anche se già in alcune aree esistono), ma che possono rappresentare davvero un'altra strada, alternativa, al vicolo cieco in cui molte aree agricole dello Stivale si stanno cacciando. Ma, a questo punto, viene da chiedersi: quale sarà la contromossa dell'industria di trasformazione?
In ballo, infatti, è un mercato sempre più attento alla qualità e la tipicità degli alimenti. Un'attenzione da coltivare con cura, visto che la spesa degli italiani per i consumi alimentari domestici si aggira attorno ai 112 miliardi di euro, mentre quella per i consumi extradomestici raggiunge e supera i 50.
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