È certamente un caso limite quello che ha per protagonista in questi giorni “padre Justin”, ultima creatura dell’intelligenza artificiale (IA) applicata alle cose della fede. La “Chiesa” in cui padre Justin è stato contemporaneamente “battezzato” e “ordinato” si chiama “Catholic Answers”. Si autodefinisce un «media ministry», un ministero della comunicazione sociale. È nato cartaceo, nel 1979, per opera di un avvocato di San Diego, (USA) Karl Keating, nel contesto di una scontro dialettico con le Chiese protestanti fondamentaliste. Evangelizzazione, formazione religiosa e soprattutto apologetica sono le parole che più ne caratterizzano la missione e i contenuti. Oggi è una piattaforma che comprende un sito (bit.ly/4dcTorS), con relativi social, che vanta di fare accedere gli utenti al «database di risposte più grande al mondo sulle credenze e le pratiche della fede cattolica»; una rivista trimestrale, “Catholic Answers Magazine”, diffusa anche in formato digitale; un programma radiofonico quotidiano di due ore, “Catholic Answers Live”, diffuso attraverso nove grandi circuiti radiofonici cattolici americani. Vanta la laicità delle proprie origini e del proprio staff e l’indipendenza economica, grazie alle donazioni, da qualsiasi istituzione ecclesiastica.
La app di padre Justin
Il 22 aprile “Catholic Answers” ha lanciato la “app di IA interattiva padre Justin” (bit.ly/3WlNRsS). La tecnologia dei “large language models” (LLM) è, con ragione, apparsa ai responsabili della piattaforma come particolarmente funzionale alla produzione e diffusione di contenuti di apologetica, «sebbene non sostituisca l'interazione umana con un sacerdote, un insegnante o un consigliere spirituale», dichiara il suo direttore IT Chris Costello. La scelta di «utilizzare il personaggio di un parroco» è stata mirata: «Volevamo trasmettere lo spirito e la natura delle risposte che gli utenti possono aspettarsi: autorevoli ma accessibili, attingendo al giacimento della tradizione e dell'insegnamento cattolico». Costello si dice peraltro «fiducioso» che gli utenti «non confonderanno l'intelligenza artificiale con un essere umano». Ma le reazioni di questi ultimi, e dell’opinione pubblica ecclesiale, sono andate in senso contrario. Sovraccaricata di interrogazioni (mille all’ora, riferisce il “National Catholic Register” bit.ly/44eM9vq), evidentemente non abbastanza addestrata sui contenuti cattolici, l’app ha fatto parecchia confusione. “The Pillar” (bit.ly/3QjBo58) riferisce che si è presa qualche libertà, come quella di dichiarare possibile battezzare con una bibita anziché con acqua, e che ha accolto le richieste di alcuni utenti di confessarsi, li ha ascoltati e li ha anche assolti con la formula sacramentale. Però ad “Our Sunday Visitor” bit.ly/49XfUSG'' target='_blank'>bit.ly/49XfUSG' target='_blank'>https://bit.ly/49XfUSG ha “risposto” di non essere in grado di amministrare il sacramento per le vie digitali, consigliando di cercare online il sacerdote e la parrocchia più vicini.
Le perplessità del pubblico
Ma è il fatto stesso di aver usato come “bot” dell’IA un prete ad aver sollevato perplessità. Così, in meno di 48 ore, la piattaforma ha fatto marcia indietro. «Ascoltiamo queste preoccupazioni e non vogliamo che il personaggio distragga dall'importante scopo dell'applicazione, che è quello di fornire risposte valide alle domande sulla fede cattolica in un modo innovativo», ha affermato Christopher Check, presidente di “Catholic Answers”, in un comunicato del 24 aprile diffuso sui social (bit.ly/4aPKXRQ). Dunque, padre Justin è stato immediatamente “dimesso dallo stato clericale”: per ora è diventato Justin, non veste più la talare e non ha più, sullo sfondo, la città di Assisi. «Abbiamo deciso di creare, con la massima cautela, un nuovo personaggio laico per l'applicazione», dice ancora Check. «Speriamo di avere questo apologeta IA entro una settimana o poco più. Fino ad allora, abbiamo reso “padre Justin” semplicemente “Justin”», aggiunge, promettendo di «correggere rapidamente» certi malfunzionamenti: «Non avevamo previsto che qualcuno potesse chiedere l'assoluzione sacramentale a una grafica computerizzata!». Ci si deve invece chiedere come mai sia accaduto. Certo, una scelta solo strumentalmente orientata verso il ministero ordinato si è rivoltata contro i suoi autori. Ma non mi pare che “ripiegare” su un “bot” laico basterà a risolvere i problemi. Se si vuole che l’IA risponda, meglio e più velocemente di un essere umano, a domande semplici sulla fede cattolica, la si addestri adeguatamente, ma soprattutto non la si travesta da persona, chierico o laico che sia.
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