Un prestito obbligazionario per aiutare le imprese agricole che coltivano adottando tecniche biologiche. Lo ha pensato e messo in pratica NaturaSì, una realtà benefit che raccoglie circa 300 imprese agricole e 315 punti vendita per un giro d’affari pari a poco più di 422 milioni di euro. Fin qui nulla di particolare. A fare la differenza è la remunerazione in cibo degli aderenti che sono oltre un centinaio e che hanno già versato oltre un milione di euro. Fabio Brescacin, presidente dell’associazione, spiega così l’iniziativa: «Dietro ad ogni alimento c’è un sistema distributivo, di trasformazione e agricolo che accusa, soprattutto sui campi, il mancato riconoscimento di un giusto prezzo agli agricoltori, in ginocchio a causa degli effetti della crisi del clima, e la perdita di fertilità dei suoli, legata ad un uso sempre più massivo di fertilizzanti chimici. Per questo motivo abbiamo pensato a questa iniziativa: con l’obiettivo che il denaro si trasformi in cibo e soprattutto in progetti di sviluppo dell’agricoltura bio».
Ma come funziona un’obbligazione pagata in cibo? Nel concreto, chi sottoscrive il prestito (che si appoggia a Banca Etica), lo fa a un tasso del 4% netto e ottiene gli interessi sotto forma di buoni per l’acquisto di cibo nei negozi NaturaSì. Una parte del prestito finisce concretamente alle imprese dell’associazione, un’altra parte è destinata alla ricerca e alla formazione dei giovani che saranno i prossimi agricoltori.
Il meccanismo sembra funzionare e gli esempi di effetti sulle imprese non mancano. A Mogliano Veneto (TV), un’azienda gestita da quattro giovani (si chiama Green Vegetable) ha ricevuto 50 mila euro con cui ha avviato un piano di sviluppo quinquennale per realizzare un serra di 3.000 mq che consentirà loro di produrre ortaggi tutto l’anno, valorizzando una risorsa già presente in azienda: l’acqua. «Disponiamo di pozzi la cui acqua viene prelevata a una profondità di 300 metri, e a una temperatura costante di circa 16 gradi, che servirà a riscaldare la serra in inverno, durante le ore notturne», viene spiegato dai coltivatori.
Esempio tra tanti, quello di Mogliano Veneto, che non deve sorprendere per le dimensioni economiche non certo da centinaia di migliaia di euro per azienda: in agricoltura, infatti, vige più che in altri settori quello che gli economisti chiamano “effetto leva”: la moltiplicazione finanziaria positiva che un investimento determina. Con l’aggiunta degli effetti intangibili legati all’ambiente. «Il nostro intento - spiegano in NaturaSí -, è proprio quello di creare la consapevolezza che la natura e il cibo hanno bisogno di tempo e di investimenti che devono essere fatti anni prima per avere poi i giusti frutti e che il lavoro agricolo coinvolge una comunità, non solo i produttori ma anche i consumatori». In altri termini, è come adottare una sorta di finanza innovativa e buona a base di buone cose da mangiare ma non per questo meno efficace.
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