Aumentano dal 1° luglio gli assegni familiari. Il nuovo importo tiene conto della variazione dell'1,1% del costo della vita calcolato dall'Istat e si applica per il periodo da luglio 2019 fino al 30 giugno 2020, diverso da quello abituale dell'anno solare. In realtà quello che aumenta non è l'assegno ma è il livello di reddito a favore delle famiglie interessate che, senza l'attuale adeguamento, avrebbero rischiato di essere escluse. La legge prevede così 13 diverse tabelle con i singoli importi mensili dell'assegno che derivano dalle possibili combinazioni tra fasce di reddito e composizione del nucleo familiare. Per una famiglia, ad esempio, composta da entrambi i genitori, un figlio minore e un reddito familiare di 25 mila euro, l'assegno mensile ammonta a 69,30 euro. Questo importo scende via via con l'aumentare del reddito e si azzera alla soglia dei 79 mila euro. Il sistema ha una sua complessità che causa non poche difficoltà sia nelle attribuzioni sia nei calcoli che il datore di lavoro deve effettuare per ogni singolo dipendente. L'Inps ha disposto pertanto che le nuove domande per gli assegni devono essere presentate direttamente all'Istituto e non più al datore di lavoro, eliminando così ogni possibilità di errori da parte dell'azienda. Non solo, ma viene garantita anche la privacy sulla vita familiare dell'interessato, finora costretto ad esporre in azienda, suo malgrado, dati "sensibili" come la presenza di invalidi nel nucleo familiare oppure situazioni di separazioni ecc. Malgrado la successiva estensione a singole categorie di beneficiari, l'assegno mostra oggi ampiamente i segni del tempo, essendo nato 31 anni fa dalla legge 153 del 13 maggio 1988. Un'epoca ancora connotata da un'estesa presenza di lavoro dipendente a tempo indeterminato, non ancora travolto dai mutamenti demografici e dall'evoluzione del mercato del lavoro. Tant'è che uno degli originari requisiti per il sussidio (possesso di un reddito familiare composto almeno per il 70% da lavoro dipendente) appare oggi un freno alle richieste. Di conseguenza i beneficiari dell'assegno da ultimo registrati dall'Inps per l'anno 2017 superano di poco i 2 milioni e 800 mila titolari, avendo "perso" ben 6.650 famiglie rispetto all'anno 2016. Senza contare i circa 300 mila lavoratori totalmente in nero, rilevati per il 2014-2018 da Assolavoro.
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