Il mondo del calcio è bello perché vario, ma anche sempre più avariato come direbbe il buon Flaiano. La conferma arriva dal Lecco. Il patron del club lombardo, il salentino Paolo Leonardo Di Nunno, dopo la storica promozione in B, in cui mancava da 50 anni, sta riprecipitando immediatamente in C (è a meno 13 dalla zona salvezza), ma con inabissamento nel suo Lago di guai che partono dalla gestione “discutibile”, a detta dei tifosi del loro presidente. Di Nunno, è un Preziosi di serie B, imprenditore ramo videogiochi con stabilimenti a Cormano. Un ras della tribuna che alla Curva che ora lo contesta manda a dire a denti stretti: «Vi ho preso dal fallimento, senza di me sareste in Terza categoria». Non pago, dopo l’ennesima sconfitta casalinga con il Palermo, in quello stadio Ceppi che fino alla passata stagione era un fortino inespugnabile, ha mandato un messaggio assai sibillino ai suoi tesserati e non solo: «Vorrei che i telefoni dei miei calciatori venissero intercettati, ho paura che si vendano le partite». Siamo alla follia? Immediata la replica della squadra che piccata risponde allo scoraggiato e diffidente datore di lavoro: «Nessuno dovrà mai mettere in dubbio il nostro impegno in campo, la nostra lealtà e la nostra trasparenza». Ma patron Di Nunno non se ne fa una ragione, la squadra evidentemente non è attrezzata per la B e lo dimostrano
il fatto che nonostante i tre cambi in panchina, via Foschi, il tecnico della promozione, via il tandem Bonazzoli-Malgrati e ora Aglietti, i risultati non arrivano. All’insofferente Di Nunno, che al suo mister Aglietti ha appena affettuosamente confessato «se te ne vai mi fai un favore»
verrebbe da dire, alla Bergonzoni, che cambiando l’ordine dei fattori il contadino non cambia. E non cambia mai neanche la mentalità tutta italica del complottismo e della sindrome dell’accerchiato che quando le cose vanno male allora grida allo scandalo o presunto tale. In questo caso le ipotetiche combine da parte dei calciatori. Piuttosto, il Milan insegna, che i giochi loschi, i maneggi dei manager che tengono in pugno le società, partono sempre dall’alto. Ogni club è lo specchio di chi lo amministra: buona dirigenza porta anche buoni risultati. E allora forse non è un caso che in questo momento il Lecco sia perdente. Non è perdente invece la scelta del vice che diventa l’allenatore titolare. In campionato sta funzionando al Napoli con Calzona, ex vice di Sarri, che in Champions si è dovuto arrendere a un Barcellona più giovane e intraprendente. E allora ci prova anche Lotito alla Lazio, che accettate le dimissioni di Sarri ha assunto il suo vice, Martusciello. Per fortuna che i vice di Sarri in circolazione dovrebbero essere terminati, altrimenti patron Di Nunno potrebbe chiamarlo al Lecco come quarto allenatore di questa annata in tutti i luoghi e in tutti i laghi.
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