Non so bene perché e non voglio affrontare il problema: sta di fatto che più ancora che fare il critico letterario, ho messo in piedi ragionamenti sulla critica, i suoi presupposti, le sue origini e situazioni, i suoi strumenti e il suo linguaggio. Ho fatto questo per quasi mezzo secolo e proprio per questo ogni tanto qualcuno mi chiede di scrivere sulla critica oggi. L’ho già fatto, rispondo, e non so più che dire. Non si tratta però soltanto di sazietà o esaurimento di argomenti. È che comincio ad avere sempre più chiara la sensazione che il problema non è più qui: non è più la critica e neppure la letteratura. Ogni cosa, per esistere e avere vita, ha bisogno di qualcos’altro che la preceda. È questo qualcos’altro il problema più reale e preoccupante oggi. È l’atto e la capacità di scrivere e di leggere degli esseri umani. Scrivere e leggere sono attualmente pratiche minacciate dal declino, dalla noncuranza, dall’insipienza, dal disinteresse. Saranno le macchine a leggere e scrivere per noi? Uno degli ultimi grandi critici letterari che era anche un critico morale e sociale è stato l’ebreo George Steiner: e gli ebrei sono “il Popolo del Libro”. Steiner ha ripetutamente parlato di lettura. L’idea, l’atto di una “lettura ben fatta” è stato forse il suo tema centrale. La stessa filologia, prima dell’avvento dei computer, era semplicemente intelligenza e amore del leggere, memoria personale di ciò che si è letto, attenzione e scrupolo di fedeltà alla lettera dei testi, prima che al loro spirito. È a scuola che si impara a leggere e a scrivere, sue pratiche che per i bambini sono anche un lavoro fisico: un imparare a leggere a voce alta e a scrivere a mano. Scrivere a mano impegna la mente lettera dopo lettera, tiene sveglia l’attenzione parola dopo parola. Leggere a voce alta fa sentire la consistenza vocale e la presenza nello spazio delle parole, delle frasi, del loro ritmo e della loro intonazione. Leggere a voce alta è anche un atto di presenza sociale nella lingua. Scrivere a mano è un artigianato, una specifica manualità. Cari maestri di scuola, non trascurate queste pratiche. Tutta la cultura ha bisogno di dare valore a queste pratiche elementari.
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