XV Domenica del Tempo ordinario – Anno B
In quel tempo, Gesù chiamò a sé i Dodici e prese a mandarli a due a due e dava loro potere sugli spiriti impuri. E ordinò loro di non prendere per il viaggio nient’altro che un bastone: né pane, né sacca, né denaro nella cintura; ma di calzare sandali e di non portare due tuniche. E diceva loro: «Dovunque entriate in una casa, rimanetevi finché non sarete partiti di lì». Ed essi, partiti, proclamarono che la gente si convertisse, scacciavano molti demoni, ungevano con olio molti infermi e li guarivano.Eccoli i suoi amici, finalmente pronti a fare quel che avevano imparato dal loro Maestro, eccoli che spiccano il volo da soli, per mettere in pratica quel che avevano visto fare: guarire i malati, scacciare i demoni, annunciare che c’è un Dio vicino, così vicino che quasi non si vede.Eccoli i suoi amici, che portano in giro un sogno, con il vento in faccia e un vento nel cuore, sospinti solo dalle sue parole, ad azzardare un salto che sfida ogni legge di gravità: gli alberi possono volare, una pecora vale più delle altre novantanove, si può nascere ancora e tornare ad essere bambini.Leggeri di una leggerezza disarmata e disarmante come quella di Gesù: solo un bastone su cui appoggiare i passi e un amico per posare la tristezza e l’allegria di quei passi, perché la strada si fa sempre con qualcuno, mai da soli. I sandali basteranno al cammino: non serviranno provviste e cambi d’abito, piuttosto fantasia e scioltezza, freschezza e quegli stessi occhi carichi d’amore con cui sono stati guardati e chiamati.Una casa li aspetterà e questo basterà: Dio cerca una casa, non un tempio, ma una casa dove spezzare il pane, dove ascoltare il cuore dell’altro, dove riposare e ridere e piangere insieme.Nella normalità della vita, nel quotidiano da abitare con uno sguardo fiducioso e ripulito dal possesso, dal sospetto, dal rancore, i suoi amici potranno portare le parole del Maestro, parole che raccontano di un Padre pronto a guarire, a perdonare, a ricominciare ogni volta insieme.Roba dell’altro mondo per chi invece vuole costringere Dio in strutture ed organizzazioni, in cieli stretti da regole e adempimenti, in giudizi implacabili e definitivi.«Ci sono due mondi, noi siamo dell’altro» (Cristina Campo): questo portano i discepoli in giro per le strade, questo dovremmo annunciare noi sulle nostre strade. Un mondo libero e leggero, pieno della libertà dei figli di Dio che vivono come passeri fiduciosi, come granelli di senape pronti a farsi alberi, con il cuore dei bambini che non fanno distinzioni, sempre in movimento, sempre a sorprendersi della vita. È lo stile di Gesù quello di oggi, è lo stile di chi cammina e non rallenta, capace di accogliere tutto, anche le delusioni, anche la morte perché ciò che vale è sempre e comunque la vita, da guarire e consolare, da incoraggiare ed abitare. Scrive Christian Bobin: «L’uomo che cammina è quel folle che pensa che si possa assaporare una vita così abbondante da inghiottire perfino la morte». Roba proprio dell’altro mondo.
(Letture: Amos 7,12-15; Salmo 84; Efesìni 1,3-14; Marco 6,7-13)
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