Nell'anno della pandemia, che ha messo in crisi famiglie, professionisti e aziende, c'è un settore che è andato a gonfie vele. Quello del crimine informatico. Lo conferma l'ultimo rapporto Clusit dell'Associazione italiana per la Sicurezza Informatica: «Il 2020 è stato l'anno peggiore di sempre in termini di evoluzione e crescita delle minacce cyber e dei relativi impatti, evidenziando un trend persistente di aumento degli attacchi, della loro gravità e dei danni conseguenti».
Rispetto al 2019 gli attacchi criminali sono aumentati del 12% e del 66% rispetto al 2017. Il 10% dei crimini informatici portati a termine è stato a tema Covid-19. Sono cresciuti, inoltre, gli attacchi verso banche e finanziare (8%) e produttori di tecnologie (5%).
Il 2020 ha registrato a livello globale «1.871 attacchi gravi di dominio pubblico». Cioè, con «un impatto grave e sistemico in ogni aspetto della società, della politica, dell'economia e della geopolitica».
Il Rapporto spiega anche che il 20% degli attacchi ha riguardato furti di enormi database con dati personali, mentre le truffe attraverso email false o messaggi social hanno riguardato il 15% del totale. «I danni globali causati dalle minacce cibernetiche rappresentano ormai una cifra enorme». Sull'entità della cifra, però, ci sono numeri diversi. Secondo il rapporto Clusit, «il danno generato alla collettività nel 2020 dai soli crimini informatici è stato di 945 miliardi di dollari (erano 600 miliardi nel 2018)». Decisamente più alte e allarmanti sono le cifre fornite dalla società californiana di sicurezza informatica RiskIQ, la quale ha calcolato che (compresi i danni industriali, di furto di copyright, brevetti eccetera) «il costo globale del cyber crime raggiungerà gli 11,4 milioni di dollari al minuto entro il 2021, con un aumento del 100% rispetto al 2015».
Su un dato concordano tutti: il crimine informatico è in enorme espansione. E il motivo è semplicissimo: più siamo connessi alla Rete, con sempre più oggetti (quello che viene chiamato IoT, cioè «Internet delle cose) e più siamo vulnerabili ai crimini informatici. Secondo l'Associazione italiana per la Sicurezza Informatica, se anche nei prossimi anni il tasso di crescita dei crimini informatici rimanesse costante, «nel 2024 i danni globali generati dalle varie tipologie di minacce cyber sarebbero complessivamente quasi il doppio di quelli attuali». In pratica il crimine informatico costerebbe a ogni essere umano (neonati e centenari inclusi e compresi anche i tanti che non sono connessi a Internet) circa 500 dollari a testa all'anno. Per l'Italia, in questo scenario, «nel 2024 le perdite potrebbero arrivare a 20-25 miliardi di euro».
Per il rapporto «The cost of cybercrime per minute» (il cost al minuto del crimine informatico) di RiskIQ «ogni minuto e mezzo si verifica un cyber attacco a un computer connesso alla rete. Ogni 7,5 minuti viene attaccato un dispositivo IoT (cioè connesso alla Rete, ndr) e ogni 24 minuti viene scoperta una nuova vulnerabilità». A quanto si capisce non abbiamo alternative: se non interverremo al più presto, a ogni livello, ancora di più e ancora meglio per proteggerci – continua il rapporto Clusit 2021 – la situazione già molto grave « da qui a metà decade diventerà tale da mettere in discussione i benefici economici della rivoluzione tecnologica ed organizzativa in atto». Dobbiamo fare in fretta e fare bene, altrimenti ci troveremo davanti «a situazioni negative irreversibili (a livello micro e macro) rispetto allo sviluppo del digitale ed alla distribuzione dei suoi benefici». La cosa grave non è solo che non possiamo rimandare oltre «ma che non abbiamo alternative». Servono investimenti ma anche un'alfabetizzazione digitale che insegni a ognuno di noi come proteggersi.
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