giovedì 13 aprile 2023
Seattle, vista dalla freeway, è un fantastico crocevia di autostrade coi grattacieli in mezzo. Quando entri nella downtown percepisci la sua storia più recente. Persiste un’atmosfera da anni Sessanta con gusto retrò molto raffinato, navi all’orizzonte che arrivano e partono, tanta gioventù, mari e bandiere, vetri e acciaio. L’idea di un viaggio che non finisce mai. È una metropoli stratificata su epoche diverse: indiani, cercatori d’oro, pionieri, giapponesi, astronauti, la chitarra di Jimi Hendrix e la sagoma del Boeing sul cielo blu. Qui l’America ha pensato la felicità intergalattica che poi si è trasformata in una farfalla trafitta dall’ago. Città di terrazze, come Napoli e Genova, ma rispetto a loro Seattle sembra un atleta selvaggio posto accanto a due ragazzini poveri coi denti cariati che ridono. Il mercato sul Waterfront si percorre a piedi con crescente entusiasmo multietnico. Giovani neri tengono per mano ragazze bianche. Le generazioni si susseguono l’una all’altra, inesorabili e imperterrite. L’oceano entra dentro le pescherie mischiando odori e sapori. Un bambino cinese con la pettorina dei giocatori di baseball gira spensierato intorno al grande totem dal becco aguzzo: gli regalo la stella di latta dello sceriffo e lui mi ricambia con un sorriso che non scorderò più. © riproduzione riservata
© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI