Credere diventa ridicolo?
martedì 18 giugno 2024
«La mia fede mi dice che Dio ha condiviso con il genere umano la povertà, la sofferenza e la morte, e questo può solo voler dire che sono cose piene di dignità e di significato, anche se crederlo mette a dura prova la nostra fede, e comportarsi come se fosse vero, in qualunque accezione a noi comprensibile, equivale a cadere nel ridicolo. Ma è d’altra parte altrettanto ridicolo comportarsi come se non fosse nondimeno assolutamente e fondamentalmente vero, pur dovendo fare quanto è in nostro potere per porre fine alla povertà e alla sofferenza. È tutta la vita che mi dibatto in questo. Non ho ancora risposto alla sua domanda, lo so, ma la ringrazio di avermela fatta. Forse provandoci imparerò qualcosa». Così John Ames, il reverendo Ames, uno dei personaggi della saga di Gilead nel romando Lila di Marilynne Robinson, narratrice americana che, facendo della sua fede cristiana oggetto di romanzi, ha portato Dio al centro del romanzo contemporaneo. Questo paradosso – che la povertà è un attributo di Dio, che però dobbiamo sollevare dal peso sotto cui tanti fratelli e sorelle rischiano di schiantarsi – è davvero un mistero. Robinson lo esplicita attraverso la voce di un suo personaggio. Che individua nella via pratica della testimonianza solidale un pertugio in cui provare a districarsi per ottenere risposte. © riproduzione riservata
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