I costi per la produzione agricola crescono ancora. Non è un bel segno, soprattutto pensando alle difficoltà del mercato interno, alla domanda che non mostra segni di grande miglioramento e alla concorrenza sempre più accesa sui mercati esteri. Tempi duri, quindi, per i bilanci delle imprese agricole. Anche se c'è chi comunque colleziona successi.
Iniziamo dai numeri generali. Secondo le ultime rilevazioni dell'Ismea, l'indice dei prezzi dei mezzi correnti di produzione agricoli è cresciuto dello 0,5% rispetto al mese di settembre ma del 3,9% su ottobre 2009. Le rilevazioni evidenziano, in particolare, un forte rincaro dei mangimi, in crescita del 2,3% rispetto al mese precedente e del 13,6% rispetto all'analogo periodo dello scorso anno. Stabili, nel raffronto mensile, i prodotti energetici, mentre la dinamica tendenziale indica un aumento del 4,6%, con punte del 5,3% per la voce energia elettrica e del 5,1% per i carburanti. Meno caldi appaiono, invece, i prezzi dei concimi, degli antiparassitari, del lavoro, delle sementi. In diminuzione le quotazioni degli animali da allevamento.
Rimane comunque il dato di fondo: da un lato l'agricoltura deve sopportare costi di produzione crescenti, dall'altro quanto riesce a spuntare dai mercati non è in grado di compensare i minori guadagni. C'è chi però va in senso contrario. Pur in presenza di una crisi che si fa sentire, la cooperazione è riuscita " secondo quanto emerso dagli ultimi calcoli di Fedagri Confcooperative " a contenere la diminuzione del fatturato attorno all'1% e a veder crescere il numero di unità produttive (+2%). Certo, un contraccolpo più deciso è stato registrato sui livelli occupazionali (-2,6%), ma secondo le ultime rilevazioni congiunturali Confcooperative, si stanno smorzando anche le tensioni sul fronte occupazionale ed è anzi in atto un riassorbimento degli addetti delle cooperative coinvolte maggiormente dalla crisi.
Alla base di questi risultati, probabilmente è una maggiore efficienza generale, ma anche una struttura produttiva più solida. Sempre Fedagri, per esempio, ha
rilevato anche come siano aumentate le dimensioni medie delle imprese associative, con una costante riduzione delle micro-cooperative: oggi le prime 100 imprese per volumi di ricavi aderenti a Fedagri superano tutte i 30 milioni di euro di fatturato. Superare la crisi del momento, quindi, potrebbe voler dire non solo riuscire a rendere più competitive le imprese agricole sul piano della commercializzazione e del recupero di valore aggiunto lungo la filiera agroalimentare, ma anche mettere in campo tutti quegli strumenti di politica agricola che possano aggregare le imprese troppi piccole per stare da sole sul mercato. Non è certo una strada semplice quella che occorre intraprendere, ma è probabilmente forse l'unica a condurre le aziende agricole per davvero verso orizzonti migliori.
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