Nel digitale spesso le cose cambiano e si trasformano. Se pensiamo ai podcast, ci vengono in mente solo file con programmi audio da ascoltare mentre facciamo altro (correre, fare i mestieri o guidare). Ma non è più così. O meglio: non è più solo così. Prima di spiegare come stanno cambiando, dobbiamo fare un po’ di chiarezza sul mondo dei podcast. La parola è nata oltre vent’anni fa ed era legata soprattutto ai programmi radiofonici che si potevano ascoltare in differita. Il vero e proprio boom dei podcast è avvenuto solo qualche anno. Secondo il sito Podcast Index, oggi esistono oltre 4 milioni di titoli e oltre 70 milioni di puntate. Mediamente ogni mese 100 mila nuovi podcast si fermano dopo un episodio. E il pubblico? Entro fine anno, secondo le stime, supererà i 504 milioni di ascoltatori, facendo crescere il mercato a 30 miliardi di dollari. Qui va fatto il primo distinguo tra ascoltatori generici (cioè chi ha ascoltato almeno un podcast) e ascoltatori attivi (chi li ascolta regolarmente, cioè almeno una volta la settimana). I primi, come accennato sono stimati in 504 milioni, i secondi in 100 milioni. La durata media di una puntata podcast è compresa tra i 20 e i 40 minuti. La piattaforma più utilizzata per ascoltarli è Spotify. La nazione con la più alta percentuale di ascoltatori è la Spagna seguita dagli Stati Uniti. L’Italia si piazza al 14° posto. Che tipo di pubblico li ascolta? Secondo il rapporto Audioscape 2024, ha un’età tra i 25 e i 54 anni. E l’Italia? Come vanno i podcast in Italia? Secondo Ipsos, quasi 12 milioni di italiani hanno ascoltato un podcast nell’ultimo mese. Il 39% di chi li ascolta ha meno di 35 anni, il 28% è laureato e il 12% ha professioni elevate (liberi professionisti, dirigenti e funzionari). Il 74% ascolta podcast in casa, il 33% in macchina. La scelta di cosa ascoltare avviene in vari modi: il 32% ha trovato un podcast cercando in Internet un argomento che gli interessava, il 27% l’ha scoperto attraverso siti di news e il 21% ne ha sentito parlare da amici, sia dal vivo sia sui social. Il 78% di chi li ascolta ama le serie. Eccoci arrivati al punto iniziale. Anche i podcast stanno cambiando pelle. Da semplici file audio da ascoltare in cuffia, molti si sono trasformati in video podcast. Non solo. Sempre più spesso hanno successo lunghe conversazioni registrate in video durante eventi dal vivo, magari in teatro, con tanto di pubblico. Spotify prima e YouTube poi hanno intercettato il fenomeno e hanno deciso di puntare decisamente sui due tipi di podcast. I numeri premiano questo tipo di scelte, come ben sa anche Giacomo Poretti, che non è certo annoverabile tra i giovani creator. Le puntate video del suo PoretCast, registrate al teatro Oscar deSidera di Milano, sono arrivate (come quella con Max Angioni) a superare il milione di visualizzazioni. Oggi solo su Spotify ci sono più di 250.000 podcast video. E oltre 170 milioni di utenti hanno guardato un podcast video su Spotify. Una tendenza certificata anche dall’Edison Podcast Metrics, secondo il quale il 72% degli ascoltatori settimanali di podcast di età superiore ai 13 anni ha guardato podcast video. La curiosità è che oltre il 30% l’ha fatto con l’audio spento, leggendo i sottotitoli che apparivano nel video. A trascinare il trend dei video podcast sono state le piattaforme social, TikTok e Instagram in testa. Per chi fa informazione fare podcast è diventato molto importante. Secondo il Digital News Report, il 13% degli intervistati ha dichiarato di aver ascoltato almeno un podcast di notizie o di attualità nell’ultimo mese. © riproduzione riservata
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