Caro Avvenire,
«Guai a coloro che chiamano bene il male e male il bene» (Isaia 5, 20). Abbiamo dovuto prendere atto di recente di due vistose quanto dolorose affermazioni in contrasto stridente con questo versetto della Bibbia. La prima: l'inserimento del diritto di aborto nella Costituzione francese, definito dal primo ministro Attal come segno di alta civiltà. La seconda: da parte del primate ortodosso di Mosca Kirill la incredibile definizione di «guerra santa» per l’odiosa aggressione della Russia contro l’Ucraina. Che tristezza!
Corrado Bozzo
Biella
Caro Bozzo, verrebbe da rispondere con il ciceroniano «O tempora, o mores!». Ma non si tratta di rimpiangere epoche passate di maggiore virtù di costumi. Dobbiamo fare i conti con un presente che manifesta ancora dolorosi arretramenti in un quadro di progresso morale indubitabile. Nessuno vorrebbe tornare a “civiltà” che si comportavano ben peggio delle nostre, sfruttando la schiavitù, lasciando morire i disabili o proclamando crociate, per elencare solo qualche esempio, facendo comunque anche le cose che oggi continuiamo a deplorare.
Ciò che ha complicato la situazione è la capacità tecnica che moltiplica i danni e gli orrori che può commettere chi confonde scientemente il bene e il male. Come ha ricordato martedì su queste colonne Mimmo Muolo,
nel mondo si compiono circa 73 milioni di interruzioni volontarie di gravidanza, secondo dati Oms. Una cifra impressionante che è dovuta all’aumento della popolazione (oggi ai massimi della storia) e alla relativa facilità e sicurezza della pratica.
Lo stesso si può dire per il numero delle vittime di conflitti o dittature, che nel Novecento ha toccato picchi spaventosi proprio per la possibilità di uccidere sistematicamente sei milioni di ebrei in Europa o di fare morire 36 milioni di contadini per la carestia indotta dal Grande Balzo in avanti voluto in Cina da Mao Zedong.
Peraltro, caro Bozzo, il versetto di Isaia che lei cita rappresenta un’invettiva contro gli operatori di iniquità, per rimanere nel linguaggio scritturistico. Non ci sono quindi contraddizioni nelle mosse del governo francese e del capo della Chiesa ortodossa russa, piuttosto un coerente votarsi alla valutazione negativa che riceveranno dagli esseri umani orientati al bene e al giudizio più alto del quale non osiamo anticipare nulla.
Quello che forse possiamo cogliere è invece il tentativo di camuffare come un avanzamento, nel caso dell’aborto, o di celare sotto una presunta ispirazione sacra, nel caso dell’invasione dell’Ucraina, azioni che restano perlomeno controverse
e non certo benefiche per l’intera umanità.
Smascherare queste finzioni è un compito evangelico che possiamo fare nostro con convinzione. Non essere complici del male però è costoso: chi vuole sfidare il politicamente corretto dei diritti riproduttivi? E se Kirill condanna l’interruzione di gravidanza, avremo la lucidità di smentirlo sulla guerra? Proviamoci, almeno.
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