Cosciente di sé adesso è la donna
venerdì 14 giugno 2019
Leggendo e sfogliando l'ultimo numero di Leggendaria dedicato al tema del doppio, non può non venire in mente che forse il lavoro dell'autocoscienza sta sempre più passando in mani femminili. Si tratta di un lungo e complesso lavoro di autoanalisi che si era intensificato già nel femminismo teorico-politico degli anni Sessanta e Settanta e che da allora non si è più fermato, coinvolgendo psicologia, filosofia, sociologia, letteratura e arte. Qualche ottimo contributo maschile c'è stato: basterebbe ricordare le riflessioni che si leggono nel volume Le cose come sono di Giancarlo Gaeta, studioso di Simone Weil ma anche lettore di Virginia Woolf, Etty Hillesum, Elsa Morante. In questo numero 135 di Leggendaria sono presenti due scritti di Annalisa Comes su Marina Cvetaeva e di Claudia Alemani su Ingeborg Bachmann, due vertici della poesia del Novecento, nelle cui opere si mostra quanto a fondo sia andata, in letteratura, l'autoanalisi dell'identità femminile. Le due implicazioni mitologiche usate da Cvetaeva sono da un lato la guerriera amazzone (innamorata e vittima di Achille) e dall'altro Aspasia (la colta e saggia compagna di Pericle). Nell'editoriale scritto da Barbara Mapelli si legge: «La figurazione e l'immaginario legati al doppio hanno connotati prevalentemente maschili, senz'altro in letteratura. Una storia inquietante di uomini affollata di ombre, specchi, ritratti, incubi, in cui le donne non ci sono o compaiono come figure minori, sostegno o amplificazione dell'io maschile che mantiene – pur nel dolore – la centralità della scena. Si tratta di un'illusione, tutta maschile, di autosufficienza, di solitudine di un soggetto che non solo ha “ingombrato” la storia, ma ha “ingombrato” se stesso». Certo, se si pensa ai tre prototipi che Elsa Morante scelse per esemplificare l'origine di tutte le successive varianti di protagonisti letterari, cioè Achille, Don Chisciotte e Amleto, questa ingombrante chiusura dell'eroe maschile nella propria assolutezza sia irriflessa che labirintica, monologica e infine autodistruttiva, è fin troppo evidente. Ma eroine tragiche come Antigone, Medea, Didone, Emma Bovary e Anna Karenina sono altrettanto indimenticabili nel loro “scandaloso” impulso a scegliere amore e passione contro ogni legge politica, norma sociale e consuetudine. Sulle loro storie non si dovrà smettere di riflettere. L'essere umano è femmina e maschio. Questa prossimità e diversità attraversa tutta la sua storia e non può essere mai ignorata come fonte dei più sorprendenti destini.
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