Correre e lavorare: a Milano è molto meglio il lunedì

June 30, 2014
Milano, giugno. Apro gli occhi al primo sole che si allarga nella mia stanza. Da principio non ricordo che giorno è. Poi tendo l'orecchio: dalla via arriva il brusco alzarsi della saracinesca del tabaccaio, in un tramestio di cerniere rugginose. Passa, veloce, un autobus, e accelera nella strada ancora vuota. Dalla casa attorno echi di sigle di tg, e sveglie che suonano, petulanti e implacabili. Richiudo gli occhi per cinque minuti: che bello, il laborioso ronzio di un lunedì. Le domeniche a Milano, almeno lontano dal centro, sono spesso così lente e silenziose. Molti sono fuori città, molti dormono fino a tardi; per strada incroci piccole famiglie con un solo bambino, che sembrano non sapere dove andare; e pensionati con il cane al guinzaglio. La domenica, Milano sembra orbata del suo primo motore: il lavoro. E io che ci sono nata la preferisco, confesso, all'alba del lunedì: nell'ora in cui, come una donna, in fretta si prepara e corre fuori – sempre credendo d'essere in ritardo.Mi piace il passo svelto dei ragazzi con lo zaino in spalla. Mi piace l'affollarsi degli avventori ai banconi del bar, e quello spingere, i nuovi arrivati, garbatamente i primi – perché si sbrighino, a bere quel caffè. E la folla dei pendolari che scende quasi di corsa i gradini del metrò, formando come un fiume che segue una sua ben nota e definita direzione. Qui sotto invece, in cortile, il familiare struscio della ramazza di saggina della custode; e il suo discorrere in una lingua dell'Est con una badante dello stesso suo paese. ( Mi pare che ucraini, filippini e cinesi si integrino perfettamente nel tempo veloce di questa città; e già abbiano preso il nostro camminare milanese). Nei cantieridel metrò in costruzione a quest'ora cominciano a girare le betoniere, con un rumore di viscere metalliche, di lenta, pesante digestione – le bocche spalancate divorano, voraci, camionate di cemento. Fin da qui si vede la torre di City Life, che si alza ancora – quaranta piani, conto con ammirazione e vertigine. E sopra una gru altissima gira, gira e solleva carichi, in cigolii e clangori che sembrano, di questa città del lunedì, la colonna sonora. I tram diretti al centro ora sono affollati; scorrono sui binari con quell'eco bassa di ferro e di acciaio, che a me sembra il respiro di Milano. Una città che pare smarrirsi la domenica, come un fiume in una lanca troppo quieta. Ma al lunedì alle sette, freme: a ogni semaforo, a ogni incrocio. E quell'ansia di correre, di lavorare, mi sembra di Milano la laica preghiera.

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