Tutto il mondo è paese, anche per quanto concerne l’accoglienza mediatica a una nomina episcopale di primo piano: mi riferisco a quella – pubblicata il 12 giugno, mentre papa Francesco era ancora ricoverato al Gemelli – del nuovo arcivescovo di Madrid, monsignor José Cobo Cano, già ausiliare nella stessa diocesi (bit.ly/441jSqY). Tra i primi a intervistarlo la rete radiofonica spagnola SER, il 14 giugno, nel corso del programma di Aimar Bretos “Hora 25”. Trenta minuti di colloquio in cui si toccano i tanti temi sensibili nell’attuale relazione tra Chiesa e società in Spagna, e che si può ascoltare, leggere, guardare in Rete o trovare in frammenti sugli account social (soprattutto Twitter) della radio. Il titolo scelto per la versione web (bit.ly/42N7D0e) sintetizza così una frase del vescovo: «Dio non è Harry Potter. Non risolve, accompagna». Anche per Patricia Navas, che ne ha scritto su “Aleteia” (bit.ly/42LKNWw), questa affermazione è centrale per individuare il profilo del neo arcivescovo spagnolo, ma ancor più lo è il racconto di cui essa rappresenta la conclusione – e che per parte mia non esito a definire una “parabola”. Con qualche variante, è già stato letto e condiviso su Twitter, secondo “Aleteia”, decine di migliaia di volte. Ne è protagonista Juana, che monsignor Cobo Cano introduce parlando di come dalle «persone più semplici, che hanno difficoltà», ha ricevuto «delle impressionanti lezioni di fede, di vita e di umanità». Si tratta di «una signora che era solita frequentare la parrocchia, vestita di nero, che sembrava avere 80 anni mentre ne aveva 60». Ogni giorno arrivava, si sedeva davanti al tabernacolo e diceva: «Ay», suscitando una certa ilarità. Dopo qualche settimana Juana raccontò al futuro vescovo che cinque dei suoi figli erano morti di AIDS e che suo marito la maltrattava. «Ma io vengo qui e davanti al Signore mi sfogo». Avendo visto «quanta forza Dio dava a questa donna, lei per me è diventata l’immagine della forza», prosegue monsignor Cobo Cano. Di qui la conclusione: «Dio è passato attraverso la vita di Juana; per questo credo profondamente che il nostro Dio non sia Harry Potter, che viene a risolvere le cose. Egli però fa qualcosa che solo Dio può fare, quando stiamo male: rimane lì, non so quante l’ho visto».
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