Produrre più cibo e in modo ancora più compatibile con l'ambiente oltre che con i bilanci delle imprese. Compito complesso, a tratti quasi impossibile se ci si trova davanti, come accade in questi mesi, non solo i mercati impazziti ma anche gli aumenti esponenziali delle materie prime e le bizze del clima. Compito che, tuttavia, può e deve essere affrontato non solo dalle singole imprese ma da tutto il sistema agroalimentare e agroindustriale nazionale. Anche se si parte da una posizione di indubbio svantaggio.
Di questo nodo di argomenti si è parlato a Bologna, in un incontro organizzato da Nomisma, partendo da una serie di dati. Prima di tutto dal fatto che, stando all'ultimo Censimento agricolo di Istat, solo l'11% delle aziende agricole ha investito (nel periodo 2018-2020) in innovazione. Poi che alimenti compatibili con l'ambiente e alla portata delle tasche di tutti, è quanto si aspettano i consumatori. E ancora che l'Europa, con la strategia "Farm to Fork", ha chiesto di raggiungere obiettivi di compatibilità ambientali severissimi. Talmente severi da aver già fatto stimare, senza un cambio radicale di tecniche, una possibile diminuzione tra il 10 e il 15% della produzione agricola.
Serve innovazione, quindi, davvero "a tutto campo". E che deve fare i conti anche con la necessità di rendere più autonomo dal punto di vista alimentare il nostro Paese.
Ma come fare? Non ci sono ricette preconfezionate. Esempi invece sì. Come quanto indicato proprio a Bologna da Paolo De Castro, presidente del Comitato scientifico di Nomisma, che ha parlato di innovazione attraverso un maggior uso delle tecniche digitali e delle tecnologie di produzione assistita per arrivare a quella che viene indicata come "intensificazione sostenibile": livelli di produzione agroalimentare più alti e di qualità preservando le risorse naturali. Percorso non facile. Per il quale occorrono anche notevoli investimenti. E una forte presenza della ricerca pubblica oltre che privata. Per questo, proprio a Bologna, erano presenti alcuni rappresentanti importanti dei due ambiti. Da una parte, il Crea (il Consiglio per la ricerca in agricoltura), che ha ricordato come solo nel 2021 siano stati sviluppati oltre mille progetti ma che occorra concentrare gli sforzi su pochi campi di azione; dall'altra grandi gruppi e fondazioni come Philip Morris Italia, Princes Industrie alimentari e Food Trend Foundation. Di fatto tutti alle prese con lo stesso traguardo da raggiungere.
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