Dietro alla storia del quartetto vocale Mnogaja Leta ci sono le vicende personali di quattro uomini, un tempo compagni di liceo e oggi stimati professionisti, che hanno scelto di dedicare buona parte della propria esistenza a studiare e far conoscere il repertorio degli spirituals. Alla radice di questa loro passione c'è però una storia molto più grande e complessa che, in un cammino di quasi assoluta simmetria, passa attraverso le sofferenze e i desideri degli schiavi del Nord America e arriva fino alle afflizioni e alle attese della "stirpe eletta" ebraica. Non a caso, il nome "Mnogaja Leta" deriva da un antico inno augurale slavo-bizantino e significa "molti anni felici"; oggi, il gruppo, di anni ne festeggia oltre quaranta, scanditi da dischi e concerti in cui i quattro inseparabili amici, che non hanno difficoltà a dichiararsi "profondamente cattolici", hanno cercato di investigare la profonda matrice comune del popolo di Dio.
Accompagnati da chitarra, contrabbasso e batteria, nel nuovo Dvd-Video Live in Caldonazzo 2004 (pubblicato da Rusty Records e distribuito da Rugginenti) Luciano Gattinoni (tenore, pianoforte e arrangiamenti), Nino Giagnoni (tenore), Alberto Vigevani (basso) e Maurizio Mauri (basso) passano in rassegna le pietre miliari del loro percorso interpretativo, da Go down Moses a Freedom, da Down by the Riverside a When the Saints go Marching in, da Old Man River a Go tell it to the Mountains. Brani che rappresentano una sorta di Bibbia musicale, spesso intrecciata con il repertorio gospel ("Vangelo", in inglese): la traduzione sonora delle storie del Vecchio e del Nuovo Testamento, testimonianza viva e cantata di un mondo di certezze e valori incrollabili, in cui musica e spiritualità, appunto, trovano una sintesi artistica e una forma espressiva unica e irripetibile. Lo sapeva bene il grande Louis Armstrong che, a chi gli chiedeva quale fosse l'autentica origine di ciò che lui suonava con così grande trasporto, rispondeva senza ammettere repliche: «Come credete che avrebbero potuto resistere i negri delle piantagioni senza di Lui, senza la fede, senza la speranza in Lui? Si sarebbero suicidati tutti se non avessero ascoltato la Sua voce! Ecco, soltanto questo è il jazz: la nostra speranza in Lui».
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