
Quando su Rai 1 c’è Sanremo, il resto delle reti Rai sembrano andare in letargo. «Adda passà ’a nuttata!», direbbe il grande Eduardo De Filippo. Non c’è quindi da farsi concorrenza. Per cui, tranne rare eccezioni (leggi Chi l’ha visto?), Rai 2 e Rai 3 nella settimana festivaliera rispolverano film di scarso richiamo. L’ultima novità (che poi di nuovo non ha poi tanto), risale a lunedì con 99 da battere, condotto da Max Giusti in prima serata su Rai 2. Si tratta di un game show, adattamento del programma belga 99 to beat, che vede cento concorrenti tra i 18 e i 98 anni impegnati in varie prove di varia natura al termine delle quali, ogni volta, vengono eliminati uno o due concorrenti. Chi riuscirà ad arrivare fino alla fine e a battere, appunto, gli altri 99 si aggiudicherà il montepremi in palio: 99 mila euro. Il tutto all’interno di un grande studio, un’arena in stile industriale, in cui sono presenti dei megafoni da cui una voce femminile annuncia, di volta in volta, le sfide da affrontare e le regole che caratterizzano ogni gioco. Tra le prove della prima puntata: soffiare in una ciotola di farina fino a riuscire a trovare, sul fondo, il codice che sblocca il lucchetto che lega ogni concorrente a un tavolino; cavalcare delle sedie; trovare la porta di uscita dello studio bendati; schiacciarsi un uovo in testa sperando, al contrario di quanto si possa pensare, che non sia sodo; bere due litri di acqua in venti minuti e non essere il primo ad andare in bagno. Insomma, un po’ Giochi senza frontiere in versione casalinga, un po’ giochi scout, ma anche, per l’ironia della voce fuori campo, un po’ Squid game de noantri. Tra l’altro su Rai 2 avevamo già visto qualcosa di simile con The Floor, anche se i giochi erano diversi, a suon di quiz anziché di prove di minima abilità. Comunque, anche in quel caso i concorrenti erano cento e in palio c’erano 100 mila euro (un euro in più). E come succede in questi casi, anche in 99 da battere quello che conta è il casting, la selezione dei concorrenti, che devono avere storie particolari, dolorose o curiose, mostrare attitudine allo spettacolo o quantomeno buona capacità di stare di fronte alle telecamere. Il tutto per favorire l’intrattenimento attraverso l’interazione con il conduttore, che in questo caso sta proprio a bordo campo assieme ai partecipanti. Ma anche qui, ormai immancabilmente in tv, ogni tanto si piange nel raccontare la propria vita, oppure perché si è eliminati, o ancora perché si è recuperati grazie al «sacrificio» di una 98enne che al suo posto lascia in gioco un 24enne. Nell’insieme, grazie anche a questi momenti di solidarietà, il nuovo programma di Rai 2 è sufficientemente innocuo. E questo è già qualcosa. Il problema semmai è la lunghezza: 2 ore e 10 minuti più la pubblicità. Un po’ tanto, soprattutto se lo si moltiplica per le sei puntate previste.
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