«Nella vita come nel gioco la ruota gira»: parola di Gerry Scotti. Anche in televisione la ruota gira e spesso torna al punto di partenza. Fatto sta che ancora una volta la tv pesca in se stessa e in una sorta di eterno ritorno dell’uguale versione video ripropone vecchi format con varianti minime. Questa volta almeno la scusa per riportare su Canale 5 La ruota della fortuna era plausibile: il centenario della nascita di Mike Bongiorno, che ha reso popolare quel game show conducendolo per 14 anni, dal 1989 al 2003. Adesso, prodotto da Rti e realizzato con Endemol Shine Italy, il programma torna in onda per un mese, tutti i giorni alle 18,45 sulla rete ammiraglia di Mediaset con il suo uomo simbolo: «Virginio, il magnifico della televisione», come con non poca enfasi annuncia la voce fuori campo al suo ingresso in studio, ovvero il rammentato Gerry Scotti, da 41 anni fedele al gruppo Berlusconi. La formula attuale, nonostante la mezza dozzina di autori che compare nei titoli di coda, è sempre la stessa, ripetitiva e collaudata, sulla scia dello statunitense Wheel of fortune: tre concorrenti si sfidano nell’identificare delle frasi su un tabellone scoprendo le lettere che le compongono con l’aiuto delle consonanti scelte e l’acquisto, se necessario, di alcune vocali. Al termine dei vari round il concorrente che ha ottenuto il montepremi più alto accede alla ruota finale per giocarsi la possibilità di un suv che fa bella mostra di sé, e quindi autopubblicità (è proprio il caso di dirlo) all’interno dello studio. Scotti ci mette comunque del suo e lo fa notare parlando del «mio pubblico, la mia ruota, i miei concorrenti, i miei ingredienti…». Ma a parte questa eccessiva personalizzazione, sta realmente nel conduttore, oltre che nel coinvolgimento dei telespettatori a casa, la forza di questi programmi: ieri Bongiorno, oggi Scotti, l’erede designato.
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