Quella che Johann Sebastian Bach (1685-1750) ha composto per le sue due Passioni è la colonna sonora più conosciuta e amata, ma anche la più compiuta e suggestiva, mai scritta per le celebrazioni liturgiche della Settimana Santa; rappresenta una summa in cui si trovano infiniti spunti di meditazione, richiami simbolici e tesori musicali, cristallizzati in una sintesi artistica, estetica e spirituale tra le più assolute e coinvolgenti, in grado di svelare continuamente accenti e sfumature che offrono aspetti inediti a ogni nuovo ascolto.
Assiduo frequentatore della produzione sacra del Thomaskantor di Lipsia, John Eliot Gardiner si avvicina alla Passione secondo Giovanni alla testa delle fedeli e ormai collaudate formazioni del Monteverdi Choir e degli English Baroque Soloists (2 Cd pubblicati da Soli Deo Gloria e distribuiti da Jupiter). La registrazione - effettuata dal vivo nel 2003 - si dimostra solida nell'accompagnamento strumentale, solenne negli interventi corali e particolarmente ispirata nelle arie solistiche (grazie a un cast di cantanti in cui spiccano le prove del soprano Joanne Lunn, del basso Peter Harvey e dell'immancabile mezzosoprano Bernarda Fink); nel mantenere inalterate le proporzioni formali e strutturali della partitura, la lettura del maestro inglese sembra partecipare della creazione di una grande scenografia, in una tensione progressiva che, accesa dall'incedere quasi processionale del brano iniziale (vero e proprio "levar di tela"), trova compimento supremo nel carattere pacificante del coro conclusivo.
Raccolta in un elegante cofanetto e corredata di un volume ricco di illustrazioni e note critiche, l'edizione discografica della Passione secondo Matteo realizzata da Jos van Veldhoven e dalla Netherlands Bach Society (3 Super Audio Cd pubblicati da Channell Classics e distribuiti da Jupiter) procede con l'intento di recuperare la cifra maggiormente raccolta e meno spettacolarmente "romantica" del capolavoro bachiano, in grado di catturare il rapporto canto-strumento con disciplina espressiva e incisiva cura drammaturgica, senza mai tradire la carica di pathos con cui lo "spettatore" è spinto a immedesimarsi con i tragici eventi che lo portano idealmente lungo le "stazioni" verso il Calvario.
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