Non ci sono né vincitori né vinti nel duello a distanza che, al fine di celebrare il repertorio sacro dell'ormai duecentenario Giuseppe Verdi (1813-1901), ha visto scendere in campo due tra le istituzioni musicali italiane più titolate. O meglio, un vincitore c'è, ed è proprio il Maestro di Busseto che, in un anno in cui ha primeggiato da protagonista (al fianco del coscritto Wagner) nei cartelloni delle stagioni liriche in ogni angolo del pianeta, vede finalmente riconosciuto il valore universale di una vena creativa ingiustamente trascurata, quella sacra appunto, ora pienamente riscattata da due incisioni di assoluto riferimento.Per la Messa da Requiem (ASCOLTA E GUARDA), Daniel Barenboim ha affiancato le compagini vocali e strumentali del Teatro alla Scala di Milano – tornate a registrare dopo vent'anni di silenzio discografico – a un quartetto di cantanti solisti davvero stellare: Anja Harteros, Elina Garanca, Jonas Kaufmann e René Pape (2 cd pubblicati da Decca e distribuiti da Universal).Intensa e vibrante, tesa lungo il filo di una drammaticità altamente spettacolare, la lettura del maestro scaligero si impone nella sua dimensione fortemente "corale" – nel senso di partecipazione incondizionata e condivisa da parte di tutte le forze in campo – artisticamente condotta nell'equilibrio tra i pesi ponderati di una potenza quasi cosmica (tra i michelangioleschi squarci sonori del Dies irae, del Tuba mirum o del Libera me, Domine finale) e la piega intima di uno struggimento che sa di poesia e di mistero (tra Lacrimosa, Hostias e Agnus Dei).È questo il cuore autentico di una dimensione spirituale sempre in bilico tra inquietudine e tormento, sul cui solco Antonio Pappano ha invece guidato con estrema autorevolezza l'Orchestra e il Coro dell'Accademia Nazionale di Santa Cecilia tra le sacre armonie e le atmosfere contrastanti dei Quattro pezzi sacri (ASCOLTA E GUARDA), dove si trovano raccolti Ave Maria, Stabat Mater, Laudi alla Vergine Maria e Te Deum (cd pubblicato e distribuito da Warner). Microcosmi musicali tutti da scoprire, autonomi nella concezione e differenti per ispirazione, che il direttore inglese conferma nella loro assoluta dignità artistica e accompagna sulla ribalta del palcoscenico del mondo a raccogliere i meritati applausi.
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