Chi perde il suo rapporto con la realtà, chi ha perduto il senso di realtà, quando la incontra la evita fobicamente o sadicamente la distrugge. Le nostre società si sono velocemente trasformate e con esse si è trasformata la struttura psichica e mentale degli individui. Lo si vede nelle generazioni più giovani, che ormai si estendono dall'adolescenza ai quarant'anni. Non si cresce, non si matura se non raramente e con aumentata difficoltà. L'idea stessa di crescere e maturare non è più capita. Lo dimostra anche la produzione artistica e letteraria. È risaputo che la “personalità di artista” è caratterizzata dalla comunicazione mai interrotta del tutto con la propria infanzia e adolescenza: ma l'artista la conserva per superarla con l'autodisciplina. Il nostro problema culturale è oggi capire che quello che succede nel mondo, la stessa realtà fisica che ci siamo costruiti addosso e in cui viviamo è la proiezione all'esterno di ciò che abbiamo dentro. Il mondo è inquinato e intossicato di sostanze di scarto e di spreco perché la nostra testa è ingombra di contenuti mentali di spreco e di scarto. C'è bisogno di un'ecologia della mente prima ancora che del modo di vivere. Siamo ossessionati dalla bellezza e salute del corpo e intanto la mente la esponiamo a ogni insana e deformante intossicazione. Anche la liberazione degli istinti più assurdi e banali viene giudicata un diritto. Si parla di formazione, educazione, cultura. Eppure questi termini non sono quasi più oggetto di considerazione critica. Che cos'è per noi cultura? È un'entità burocratica o mercantile, l'etichetta di un valore che non riusciamo più a definire. Crediamo ancora di venire dalla sapienza greca, dal Medioevo latino e cristiano, dall'umanesimo e dal Rinascimento, dalla razionalità illuministica e dalla profondità romantica. Ma questa eredità l'abbiamo sperperata, svuotata, mortificata con perversi cerimoniali retorici o ribellistici. Nel mondo si continuano a inseguire progetti di politica di potenza, assurdamente sproporzionati rispetto al potenziale bellico che abbiamo accumulato e che basterebbe a distruggere la vita sulla Terra. Non esistono più culture politiche capaci di impegnarsi efficacemente al di qua e al di là della logica sociale abitudinaria che ci ipnotizza. E neppure la pandemia ci ha insegnato qualcosa. Quello che si sogna è tornare alla “normalità” di prima, come se niente fosse mai accaduto.
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