Indegno di nota. Così, da quanto ho potuto constatare, la blogosfera ecclesiale ha classificato il fatto di una suora alle prese con un tornello chiuso della metropolitana di Roma (stazione Piramide), sul quale infine ha la meglio. È documentato da un video di 11 secondi, girato con un telefonino e pubblicato il 9 novembre sulla pagina Facebook “Riprendiamoci Roma” (dove ora non è più presente). Anch'io l'avrei ignorato se non fosse che di lì è passato sul sito di “Repubblica” ( tinyurl.com/y8m43ul3 ) e sulle edizioni digitali degli altri media mainstream, diventando una notizia così popolare da meritarsi, in tv, una battuta di Maurizio Crozza: «Sister Atac». Ma per trasformare il fatto in notizia i colleghi hanno dovuto fare esercizi di ermeneutica: chi, dalle brevissime immagini, ha inteso che la suora stesse entrando ma non avesse il biglietto, chi non esclude che stesse uscendo ma avesse smarrito il biglietto (che in alcune stazioni va fatto leggere al tornello anche in uscita), chi dice, con maggiore plausibilità a mio modo di vedere, che stesse cercando di entrare dall'uscita (distrazione, colpa o dolo?). Molti usano, con una qualche forzatura, i verbi «saltare» o «scavalcare». Quanto ai commenti dei naviganti, si attestano su una vasta gamma. Una quota non piccola punta lo sdegno non sulla religiosa, ma sull'azienda dei trasporti (che proprio domenica era oggetto a Roma di un referendum consultivo), ritenuta incapace di esercitare la necessaria sorveglianza. Tra chi invece si concentra sulla suora si contano i giustificazionisti (si è sbagliata, avrà avuto fretta... ), i relativisti (così fan tutti), i «dove andremo a finire» (se persino una suora... ), fino agli anticlericali e anticoncordatari più spinti (aboliamo l'otto per mille). Non l'ho visto, ma non mi stupirei se qualcuno avesse attribuito la responsabilità di questo comportamento a papa Francesco e al suo ostinato appello a una Chiesa in uscita (dalla metropolitana, naturalmente).
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