venerdì 20 agosto 2021
Molti si sono domandati quale sia la spinta che ci fa andare avanti nella vita, quale sia il motore immobile della storia umana. Sigmund Freud, il padre della psicoanalisi, ha identificato in due princìpi, quello di Thanatos e quello di Eros, i due principali istinti umani: quello verso la morte e quello dell'amore. Ma quale è più forte fra i due? Siamo "condannati" ad amare o a desiderare la fine? Se apriamo quel bellissimo romanzo che è Hannah Coulter (Lindau) di Wendell Berry, scrittore Usa che altre volte abbiamo incontrato, troviamo un passaggio che sembra riecheggiare certe pagine bibliche per la sua pregnanza di significato: «Qual è il filo che tiene insieme ogni cosa? Il dolore, ho pensato per un certo tempo. E di dolore ce n'è a profusione in quasi tutto il tragitto. Ma il dolore non è una forza, e non può durare a lungo. Lo si può soltanto sopportare. Ciò che ci sorregge è l'amore, perché l'amore è presente sempre, anche nell'oscurità, o soprattutto nell'oscurità, e a volte brilla come un filo d'oro in un ricamo». «Dio è amore», afferma icasticamente san Giovanni nella sua prima Lettera (4,8). E dobbiamo anche noi fare un atto di fede quotidiano: credere che sia l'amore, e non la morte o il dolore, la forza che ha l'ultima parola nella nostra vita e in quella del mondo.
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