Congedandomi da voi con l'augurio di un nuovo anno, che sia sereno ma anche ricco di sorprese, posso finalmente confessare quanta fatica ho fatto a mantenere ogni giorno l'impegno di proporre alle lettrici e ai lettori di "Avvenire" un piccolo pensiero da mettersi in tasca, che potesse essere di consolazione o di aiuto. Non credo di esserci riuscita sempre. Ho fatto quello che ho potuto. Mi sono lamentata con il direttore («Marco, tu non sai com'è difficile!»), lagna che lui ha accolto e sopportato con notevole professionalità. Posso però anche dirvi, lo so, che questo impegno mi mancherà: dover spremere quotidianamente il proprio cuore per cavarne qualcosa di buono è un ottimo esercizio che consiglio a tutti, ciascuno a modo suo. «Come posso dare il mio meglio, oggi?» – o anche il mio meno-peggio: è già moltissimo –. Qual è la goccia che posso portare al mare? Come posso rendermi utile agli altri e al mondo? Una cosa, anche piccola, che contribuisca ad aumentare il quantitativo di bene in circolazione. Un gesto, un pensiero, un'attenzione. Anche il semplice fatto di opporre una piccola minuta ma tenace resistenza al peggio che ci assedia. E ora come farò? Chi e cosa mi obbligheranno a questo compito quotidiano? Vedete? ho già ricominciato con il lamento, sono proprio irriducibile.
Ciao amiche e amici, rivediamoci presto! E tanti auguri!
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