Coltivatori, riforma in vista
martedì 9 novembre 2004
Una commissione composta dai Ministeri delle politiche agricole e del lavoro e dalle organizzazioni professionali di categoria sta valutando la possibilità di ridurre i contributi previdenziali in agricoltura e portarli alla media europea, come più volte chiesto dal mondo agricolo. Non solo i contributi, ma l'intera previdenza del settore sarà rivista e corretta, eliminando le disposizioni eccessivamente favorevoli, armonizzandole alle regole generali degli altri settori produttivi. Il tutto porterà, prevedibilmente entro quest'anno, a comporre un nuovo "Testo unico sulla previdenza agricola".
Nessun intento punitivo nella riforma in cantiere, ma è ormai obiettivo condiviso da tutte le parti in causa, combattere i crescenti abusi e le truffe che vengono commessi nel settore, favoriti da un sistema che offre prestazioni elevate a fronte di contributi previdenziali di modesto livello.
Oltre alla piaga del lavoro sommerso, che sottrae all'Inps milioni di euro di contributi evasi, il settore agricolo svetta anche per i rapporti di lavoro fittizi che inducono l'istituto previdenziale a sostenere una spesa considerevole per indennità in realtà non dovute, in caso di maternità, di disoccupazione ed assegni familiari.
Particolarmente allettante è il trattamento di maternità che consente alla lavoratrice di incassare un assegno di circa 4.000 euro se risultano versati contributi per poco più di 500 euro ed avendo lavorato anche solo per 51 giornate. Appare quindi opportuno stabilire quanto meno requisiti di accesso all'indennità più elevati, oppure proporzionare la prestazione alle giornate di lavoro effettivamente prestate.

Rata contributi. Il prossimo 16 novembre scade la terza rata dei contributi pensionistici per l'anno 2004, dovuti da coltivatori diretti, coloni, mezzadri e imprenditori agricoli professionali (ex imprenditori a titolo principale). I contributi, da versare all'Inps anche per la quota Inail utilizzando il modello F24, vanno rapportati alla fascia di reddito agrario, alla zona territoriale (se agevolata), all'età dell'iscritto (meno
di 21 anni, più di 21 anni, più di 65 anni).
Ici. Gli obblighi contributivi verso l'Inps producono effetti anche ai fini dell'imposta comunale sugli immobili dovuta sui terreni agricoli. All'Ici in agricoltura è stato riconosciuto uno sconto, a scalare, sulla quota di valore che eccede i 25.822,84 euro. Ne beneficiano i coltivatori diretti e gli imprenditori agricoli professionali iscritti negli appositi elenchi e che non abbiano cessato l'attività. Recenti sentenze della Corte di cassazione (nn. 18085-18384), ribaltando una convinzione diffusa, hanno precisato che l'agevolazione spetta per intero anche se si possiede il terreno solo in parte. Non spetta invece alcuna riduzione ai coltivatori diretti già pensionati, perché non essendo più obbligati a pagare i contributi previdenziali, perdono il requisito soggettivo.
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