Questa è la norma: in caso di adozione, nazionale o internazionale, oppure di affido di un minore, spetta l'indennità Inps per maternità (oppure di paternità) per una durata di cinque mesi a partire dal giorno di effettivo ingresso del bambino nella famiglia. Il diritto delle lavoratrici comuni è ora riconosciuto, per la stessa durata, anche alle donne iscritte alla Gestione separata Inps, quali collaboratrici doc, professioniste senza cassa di previdenza, venditrici, associate in partecipazione ecc.Si tratta, in realtà, di una semplice estensione dell'indennità da 3 mesi – che già spettavano alle collaboratrici – fino a 5 mesi. I due mesi in più sono dovuti ad una sentenza della Corte Costituzionale (n. 257/2012) e al decreto Jobs act che hanno realizzato una completa parità di diritti per le donne in caso di maternità, di adozioni e di affido preadottivo.L'Inps ne ha preso atto già dallo scorso febbraio (circ. 42/2016), in vista di un decreto ministeriale, pubblicato ora sulla Gazzetta ufficiale n. 79 del 5 aprile. Lo stesso decreto specifica che, in caso di adozione internazionale, spetta all'ente che è incaricato di gestire l'adozione, di certificare la data di ingresso del minore nella famiglia e l'avvio presso il tribunale italiano della conferma della validità dell'adozione o del riconoscimento dell'affido. Il nuovo diritto si applica anche ad eventi del passato purchè non siano stati interessati dalla prescrizione oppure da una sentenza definitiva.In aggiunta al periodo indennizzato di cinque mesi, spetta alle collaboratrici, con effetti dal 25 giugno 2015, l'automaticità della prestazione, cioè il pieno riconoscimento dell'indennità anche nel caso in cui il committente non abbia versato i contributi dovuti alla Gestione separata. La prestazione in automatico non spetta invece alle professioniste senza cassa, poiché sono titolari del rapporto con l'Inps ma nello stesso tempo sono anche le stesse persone sulle quali incombono i versamenti.Il favore della legge per le adozioni delle collaboratrici, sostenute con i due mesi in più di indennità Inps (pari all'80% del reddito medio calcolato su 365 giorni), ha un valore più giuridico (la parità di diritti) che economico. In concreto, il maggiore importo del sussidio appare di modesto vantaggio, considerando le difficoltà all'ingresso in Italia di bambini adottati, una situazione che si trascina ormai da diversi anni, come ampiamente documentato su Avvenire lo scorso 8 aprile. Alla Camera-Commissione Giustizia è in via di conclusione un'indagine conoscitiva per verificare eventuali modifiche da apportare alla normativa sulle adozioni.
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