In vista della imminente stagione fiscale, ai lavoratori domestici deve essere consegnata, a cura del datore di lavoro e in carta semplice, un'attestazione dei compensi complessivamente percepiti nel 2018. Questo documento è indispensabile affinché la lavoratrice possa assolvere i suoi doveri verso il fisco, ma è utile anche per registrare il costo del lavoro domestico nel bilancio familiare. In aggiunta a questo obbligo, stava per abbattersi per migliaia di famiglie la proposta, subito decaduta, per una "colf tax", un nuovo adempimento nella gestione di colf e badanti. Dal prossimo settembre sarebbe stato obbligatorio operare una ritenuta d'acconto del 15% sulle retribuzioni dei lavoratori domestici, dando così alle famiglie la veste di sostituto d'imposta. Se fosse stata accolta, l'iniziativa avrebbe ulteriormente aggravato la gestione di un rapporto domestico spingendo verso il "nero" nuove famiglie. E con questo anche le lavoratrici interessate, per le quali i relativi compensi sarebbero stati ridotti (il 15% per acconto fiscale) rispetto alla già minima e usuale retribuzione.
Contributi Inps. I contributi per le colf e per le assistenti familiari, da versare entro domani 10 aprile, devono essere calcolati in base alle tariffe aggiornate dall'Inps per l'anno 2019 (circolare n. 16 del 1° febbraio scorso) e che contengono sia l'assicura-zione per la pensione sia quella contro gli infortuni; alle nuove tariffe va invece aggiunto sul bollettino di versamento il contributo Cassa.colf per le prestazioni di malattia. Rispetto allo scorso anno l'aumento dei contributi è dell'1,1%, calcolato in base all'andamento del costo della vita. Sono confermate l'aliquota più bassa per i datori di lavoro soggetti alla Cassa assegni familiari e l'addizionale dell'1,40% per il lavoro domestico a termine. Da tutto questo emerge sempre più evidente come l'onere per avere in piena regola la colf o la badante diventi sempre più pesante. Insostenibile al punto che l'evasione dai tributi sia per necessità inevitabile. Anche la deducibilità dei contributi da 730/Redditi ha perso attualità ed interesse. Il vecchio tetto di 1.549,37 euro (ancora in vigore dal 2001) perde sempre più terreno rispetto alla rivalutazione dei contributi pensionistici e alle retribuzioni minime, con una perdita di oltre 500 euro a titolo di rivalutazione monetaria.
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