Si rimprovera spesso alla Rete, specie ai social network, di diffondere troppe frasi “da cioccolatino”, suggestive ma alla fine impoverite, così staccate dal loro contesto e talvolta persino dal loro autore. Non è certo il caso del brano di Dietrich Bonhoeffer (da “Resistenza e resa”) che ho trovato citato ieri, nel “giorno dei morti”. Sia perché quelli che lo hanno ripreso (Stefano Ceccanti sul suo profilo Facebook, Francesco Occhetta entro un lungo post sul suo blog ( tinyurl.com/yaa2ucep ) non sono proprio tipi da cioccolatini, sia perché esso non si presta in alcun modo a un “consumo” superficiale, bensì richiede di lasciarsene lentamente permeare, soprattutto se si è appena reduci da un lutto. E infatti in Rete, perlomeno in quella che parla italiano, lo si ritrova raramente, in luoghi digitali appartati (a parte il giacimento di “Qumran” tinyurl.com/ydx5d7yx ), o ad arricchire con il suo spessore un accorato elogio funebre. Non mi resta che riportarlo a mia volta: ogni ulteriore parola sarebbe infeconda.
«Non c'è nulla che possa sostituire l'assenza di una persona a noi cara. Non c'è alcun tentativo da fare, bisogna semplicemente tenere duro e sopportare. Ciò può sembrare a prima vista molto difficile, ma è al tempo stesso una grande consolazione, perché finché il vuoto resta aperto si rimane legati l'un l'altro per suo mezzo. È falso dire che Dio riempie il vuoto; Egli non lo riempie affatto, ma lo tiene espressamente aperto, aiutandoci in tal modo a conservare la nostra antica reciproca comunione, sia pure nel dolore. Ma la gratitudine trasforma il tormento del ricordo in una gioia silenziosa. I bei tempi passati si portano in sé non come una spina, ma come un dono prezioso. Bisogna evitare di avvoltolarsi nei ricordi, di consegnarci ad essi; così come non si resta a contemplare di continuo un dono prezioso, ma lo si osserva in momenti particolari e per il resto lo si conserva come un tesoro nascosto di cui si ha la certezza. Allora sì che dal passato emanano una gioia e una forza durevoli».
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