Succede anche agli altri, o sono strana io?
A sessant'anni, cominciare a sentirsi come sul crinale di una montagna. Sei prossima alla cima, scorgi la valle che hai percorso alle spalle. Davanti hai una parete di roccia, e, oltre, non sai. La parete è maestosa e inaggirabile, sotto a un cielo di temporale fa paura. Ma al tramonto, quando il cielo è tornato terso, ti incanta, soglia di un altro mondo. Da piccola, guardando da Cortina il massiccio delle Tofane, mi domandavo sempre cosa c'era, al di là. Ecco, l' “oltre” a questa età comincia a emozionarmi. L'atto del morire, il fiato che manca, certo deve essere terribile. Ma, dopo? Comincio a essere curiosa, come quando, da ragazza, partivo per un paese molto lontano, e mai visto.
E soprattutto, sono i volti che attendo: mio padre, mia madre, i miei fratelli, gli amici. E anche quei due, perduti in gravidanza: ci devono essere, ci sono sicuramente anche loro. Se è risorto davvero, al di là della morte ritroveremo tutti quelli che abbiamo amato. Questa è la promessa che mi ripeto ogni mattina nella memoria. E la notte di Pasqua, ora, mi commuove più di quella di Natale. È il Sabato l'ora cruciale, la linea secante nel tempo, in cui la morte è sovvertita e travolta. È quella notte, che ci ha salvato dal niente. È per via di quell'unica notte, che noi ci ritroveremo.
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