La mia vita orizzontale dura ormai da più di un anno. Ed è sorprendente come cambino le prospettive. Non solo quelle, ovvie, dipendenti dalla posizione in cui ti trovi – verticale o, appunto come me, orizzontale, eretta o supina –, che chiunque può sperimentare distendendosi sul letto. Parlo piuttosto della prospettiva sulla vita, che è un'altra cosa. Il fatto di potersi muovere nello spazio che abitiamo, di avere la possibilità di imprimere un dinamismo alla nostra vita, è un qualcosa che tutti diamo per scontato, assolutamente naturale. Ed è così, non ci pensiamo neppure, è la nostra quotidianità. E quando pensiamo – magari se incrociamo qualcuno su una sedia a rotelle – che potrebbe capitare anche a noi, non riusciamo realmente a capire fino a che punto possa cambiare la prospettiva. Ci fermiamo alla dimensione motoria, "io posso fare questo e quello, lui no", intuiamo quanto quella situazione possa incidere sulle relazioni, sull'amicizia, sull'amore, ma difficilmente andiamo oltre.
Anche io, come tutti, non andavo oltre. Nonostante la mia lunga esperienza come volontario, e l'aver conosciuto tante persone in quelle condizioni, e l'essere diventato amico di molti. Poi è arrivata la Sla, e l'immobilità totale. E, catapultato dall'altra parte della barricata, mi sono reso conto che la vita orizzontale vuol dire vivere solo "di testa". E devi esserne capace, o devi diventarlo. Cosa quest'ultima non facile né scontata. Parlo dei riti quotidiani che ognuno ha, delle piccole cose che riempiono gli interstizi delle nostre giornate, dei "trucchi" che ci siamo inventati per gestire le emozioni, delle abitudini alle quali neanche pensiamo ma senza le quali non saremmo noi. Quando mi sentivo stressato, tanto per dirne una, avevo un sistema infallibile per scaricarmi: prendevo la moto e mi facevo una corsa. Funzionava benissimo, era un modo infallibile. Probabilmente, una questione di adrenalina. Con l'arrivo della Sla, le prime due cose che mi sono state dette sono state: "niente più moto" e "cerchi di evitare ogni stress". A parte che sarei curioso di sapere come una persona alla quale è stato appena detto "lei ha la Sla" possa evitare di sentirsi stressata, in quanto è una contraddizione in termini, ma nel mio caso particolare l'abbinamento delle due raccomandazioni è suonato come una presa in giro. E giuro che trovare, nella mia testa, una risorsa per abbattere, almeno un po', lo stress non è stato facile. Ma proprio per niente.
(76-Avvenire.it/rubriche/Slalom)
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