martedì 29 luglio 2014
Milano, luglio – Qui in Lombardia l'estate, da che io ricordi, è una cupola d'afa sulla città senza respiro, e aria bollente e immobile nelle strade semivuote. E asfalto arroventato e quasi molle, su cui i tacchi delle donne lasciano il segno. In Liguria, da che io ricordi, so che l'estate è il blu assoluto del mare in una giornata senza vento, e le barche al largo con le vele impigrite. E il viola mozzafiato delle bouganvillee (fiori dell'Eden, ne sono assolutamente certa). E, in spiaggia, i colori dei secchielli e delle palette dei bambini, come caramelle.In Monferrato so le disciplinate legioni di vigne, perfettamente schierate, su cui maturano i grappoli acerbi nel silenzio delle colline. E verso Trento ricordo il meraviglioso verde delle acque dell'Adige, e il gelo limpido dei ruscelli; e nel solleone, le cime delle Dolomiti che nel primo pomeriggio si oscurano di vaghe nuvole di calura. A Roma conosco la festa d'acqua e di luce di piazza Navona, ma anche il vento del mare che verso il tramonto rinfranca le schiere di turisti cotti dal sole.So questo e altro, di altre Italie, a memoria; ma è che, quest'anno, qui al Nord almeno, l'estate non è uguale. Piovosa, malaticcia, pare la sorella pallida delle estati passate, con malinconiche spiagge di ombrelloni chiusi davanti a un mare color acciaio.È un'estate infedele, e in certi giorni luglio pare ottobre. Questo perturba le coordinate in cui, da italiana, sono cresciuta. Luci e colori e venti e profumi cui non fai nemmeno più caso, tanto ti sono noti. Ma, se un anno mancano all'appuntamento, ne trai un sottile malessere – come se qualcosa non andasse come deve. C'è anche in noi forse, come negli animali, un istinto che preme per dirci quando partire e quando restare, e quando riposare? Ma quest'anno il mio barometro interiore non riconosce i segni consueti, e dà risposte disorientate.Spero che almeno ad agosto l'estate torni in sé, e picchi sulle tegole dei tetti, e nelle case nell'ora della canicola si chiudano gli scuri delle finestre, e si riposi. Aspetto il grande caldo che arroventa sotto i piedi la sabbia, e il mare che allora è oasi e sollievo. Aspetto il solleone, che in montagna combatte nel pomeriggio con brevi temporali rabbiosi, ma poi si lascia dietro un arcobaleno. Rivoglio la luce forte e le ombre nette e nere di un'estate italiana, e il profumo delle lenzuola asciugate al sole: a dirmi che niente lassù è cambiato, e che quel Sole, docile, percorre come Dio vuole il nostro cielo.
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