Un tempo era classificata come malattia rara, da poco invece è stata ufficialmente considerata, nei «Livelli essenziali di assistenza», come malattia cronica. È la celiachia, una intolleranza genetica al glutine, un insieme di proteine presenti nei cereali più comuni (frumento, orzo, segale, farro) e in altri cereali minori. L'intolleranza permanente al glutine colpisce, in Italia, 1 soggetto ogni 100/500 persone. Gli italiani potenzialmente celiaci sarebbero quindi circa mezzo milione, mentre ogni anno viene registrato un incremento delle diagnosi del 9%. Inoltre, il rischio di sviluppare la malattia celiaca, rispetto alla popolazione normale, è superiore nei pazienti affetti da diabete di tipo 1 (3-5%), da sindrome di Down (4-5%) e nei familiari di primo grado dei celiaci (5-10%).
Negli ultimi anni, la maggiore conoscenza e consapevolezza della malattia da parte degli operatori sanitari e la disponibilità di nuovi test diagnostici, hanno permesso di individuare soggetti celiaci che altrimenti sarebbero ancora sconosciuti. È notevole quindi la percentuale di lavoratori e di lavoratrici celiaci costretti a rispettare un drastico regime alimentare, sebbene alleggerito oggi da una gamma mirata di diversi prodotti dietetici, generalmente a carico del Servizio sanitario.
Per questo, i risvolti sociali della malattia, specialmente nello svolgimento delle attività lavorative, stanno attirando una particolare attenzione della previdenza. L'Inps, forte delle sue competenze medico legali, oltre che scientifiche, si sta dotando di un porprio protocollo di valutazione sia ai fini di una dichiarazione di invalidità civile sia di invalidità da lavoro.
Invalidità civile. La celiachia di per sé non è assolutamente invalidante se è corretta con una opportuna dieta, attualmente resa possibile anche dalla discreta diffusione di una ristorazione specifica. L'unica eccezione è costituita dalle rare forme refrattarie anche alla dieta, per le quali, di fatto, non esiste alcuna terapia. Solo per questi casi può essere riconosciut0 per la malattia celiaca un assegno di invalido civile, risultando gravemente compromesso lo stato generale di salute, con apprezzabili ripercussioni o limitazioni in ambito socio-lavorativo. Una pensione di inabilità e l'indennità di accompagnamento possono essere concesse solo in presenza anche di altre patologie che compromettono la validità della persona, come è richiesto per queste provvidenze.
Per i minori invalidi, per i quali una corretta dieta è in genere risolutiva del quadro clinico, non possono essere riconosciuti l'indennità di frequenza mensile e l'accompagno, a meno che siano presenti altre gravi patologie.
Invalidità pensionabile. La pensione di invalidità può essere riconosciuta solo ai lavoratori occupati in attività medio-pesanti, con gravi alterazioni della funzione digestiva, perdita di peso, anemia ecc., e non riqualificabili per altre mansioni.
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