Il “caso Bose” appartiene al novero degli argomenti che, sin dal maggio 2020, e con maggiore frequenza nelle ultime settimane (da che è stata resa pubblica la “proposta Cellole”), è stato ampiamente presente nell'infosfera ecclesiale, dove hanno trovato spazio anche accentuazioni e considerazioni più articolate rispetto a quanto emerso sui media mainstream. Nell'ambiente digitale si è inoltre realizzata una prima forma pubblica di distacco tra Bose ed Enzo Bianchi: sul sito del Monastero di Bose, ferme restando le numerose pagine dedicate al fondatore ( bit.ly/3vKvBdi ), l'ultimo suo contributo che vi si può leggere è un articolo comparso su “La Repubblica” il 3 novembre 2020, mentre è nato ufficialmente l'8 dicembre 2020 “Altrimenti – Il blog di Enzo Bianchi” ( bit.ly/3cXln0C ), allestito – scrive Bianchi stesso – da «alcuni amici» appunto per poter leggere i suoi scritti «che ultimamente non trovate più sul sito della Comunità di Bose». C'è, però, un terzo luogo digitale dove tuttora coesistono i contributi di Enzo Bianchi e quelli di altri monaci di Bose, compreso il priore Luciano Manicardi. Si tratta di “Alzo gli occhi verso il cielo” ( bit.ly/3r4FH55 ), blog prossimo alla comunità, discretissimo quanto alla visibilità dei suoi curatori, ma efficientissimo nel (ri)proporre regolarmente ai propri utenti, grazie alla collaborazione di tanti, i testi (trascritti o registrati) che i fratelli e le sorelle di Bose e altri autori considerati vicini alla spiritualità e alla cultura della Comunità realizzano e pubblicano, sia di contenuto biblico-liturgico, sia di taglio teologico. Il contatore del blog parla di più di 8 milioni di visualizzazioni, in poco più di 10 anni, e di una presenza digitale estesa ai principali social network, con decine di migliaia di iscritti. Fedele al suo format, “Alzo gli occhi verso il cielo” porta tracce del “caso Bose” solo nella quotidiana rassegna stampa. E in tal modo, forse, riflette anche la speranza dei suoi utenti.
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