Piove sul bagnato per la sanità di matrice religiosa. Il settore che comprende le cliniche, le residenze assistenziali, i centri di riabilitazione e le altre strutture sanitarie governate dalle Congregazioni religiose, grandi e piccole, attraversa un difficile periodo, al limite della sussistenza. Le scarse risorse economiche provenienti dalle Regioni a rimborso delle prestazioni sanitarie, la lievitazione degli oneri di gestione del personale, l'indebitamento bancario oltre i livelli di guardia fino alla chiusura dei canali del credito, mettono a dura prova la tenuta dell'intero sistema della sanità religiosa. Le avvisaglie denunciate dai responsabili del settore (la recente cessione a privati di sette grandi strutture, l'impossibilità di corrispondere gli stipendi mensili) inducono ad una profonda riflessione sulla stessa capacità di gestione, non più delegabile a singoli economi o ad amministratori volenterosi.
Sulle attuali difficoltà e sulle incertezze del futuro, incombe il recente annuncio dell'Inps di procedere ad una particolare azione di vigilanza e di controlli nel settore delle cliniche private e dei centri di fisioterapia, in applicazione della direttiva del Ministro Sacconi sulle attività ispettive.
Gli ispettori della previdenza sono incaricati di verificare la vera natura dei rapporti di lavoro nelle strutture sanitarie, che vengono inquadrati come "lavoro autonomo" o "parasubordinato" ma che possono invece ritenersi rapporti di lavoro dipendente.
L'Inps ha preannunciato che gli interventi ispettivi saranno indirizzati alla sostanza delle situazioni più che alle formalità, senza escludere azioni di tipo informativo e preventivo. Ad esempio, là dove una non perfetta conoscenza delle opportunità offerte dalle norme, in particolare della legge "Biagi", porta a ricorrere a forme contrattuali non adatte alle specifiche esigenze lavorative.
È intuibile che la tragica vicenda dell'Abruzzo debba indurre, in tempi rapidi, l'Istituto di previdenza ad una opportuna modifica dei programmi di controlli, oltre alla annunciata sospensione dei versamenti dei contributi previdenziali, con la stessa sensibilità mostrata in occasione di altre catastrofi.
Crediti Asl. La facoltà degli enti morali di poter cedere alla previdenza i propri crediti vantati nei confronti di altre amministrazioni è stata ristretta alle istituzioni e agli enti, senza fini di lucro, che erogano prestazioni di natura sanitaria e che usufruiscono di sovvenzioni pubbliche. E' tipico il caso del credito vantato da una struttura religiosa nei confronti della rispettiva Asl. Affinché la cessione del credito all'Inps sia efficace, la Asl deve comunicare alla previdenza se intende contestare il credito della struttura sanitaria o se lo riconosce, entro il termine di 90 giorni. Se la Asl accetta, pagherà il debito previdenziale con le consuete modalità. Se non accetta, il debito verso l'Inps sarà immediatamente messo a ruolo a carico della clinica.
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