Il sistema del credito italiano aiuta le imprese agricole, ma non ne è entusiasta. Potrebbe essere questa l'indicazione da trarre dalle ultime analisi condotte sul mercato del credito alle imprese. I risultati sono in parte in linea con il resto dell'economia, divergenti per alcuni aspetti ma comunque indicano quanto spazio vi sia ancora per la collaborazione fra banche e agricoltura.È stato rilevato che il mercato del credito continua a rivelarsi critico per il sistema produttivo nazionale: in agosto, da un anno all'altro, l'ammontare dei prestiti bancari concessi al totale delle imprese italiane, secondo Banca d'Italia, ha avuto una flessione del 2,3%. Stando a quanto ha elaborato Ismea, anche le imprese agricole e quelle della trasformazione alimentare industriale, sono interessate da una lieve riduzione degli impieghi bancari totali. Ma la differenza si vede. Il comparto alimentare ha visto una riduzione su base annuale pari allo 0,6%.Ma è guardando dentro l'alimentare che si notano le differenze più marcate. Secondo Ismea, a partire dai primi mesi del 2016 si sta delineando una forbice «in termini di accesso al credito tra imprese dell'industria alimentare e aziende del settore primario (inteso come agricoltura, silvicoltura e pesca)». Le imprese agricole hanno visto ridursi i prestiti degli ultimi due mesi (-2,1% su base annua); diversamente, l'andamento dei finanziamenti alle imprese dell'industria alimentare, delle bevande e del tabacco continua a essere positivo: ad agosto è stata rilevata una risalita del +1,5% su base annua. Rispetto al 2015, i finanziamenti ricevuti dalle imprese del settore agricolo rappresentano una quota del 5% dei prestiti bancari complessivi, ma cresce il peso della componente industriale alimentare in termini di finanziamenti ottenuti, pari al 3,7%. Le imprese del settore agroalimentare nel 2016 assorbono una quota di credito bancario leggermente superiore al 2015, ma a beneficiarne pare siano state le industrie e non le imprese agricole. Cosa significa tutto questo? Difficile dare spiegazioni che valgano sempre. Si può ragionare, tuttavia, su quanto ancora i campi rappresentino un bene solido e affidabile agli occhi delle banche. Ma ci si può anche chiedere quanto le imprese agricole riescano a rispondere positivamente ai vincoli e ai parametri sul credito dettati dall'Ue. Occorre poi tenere conto delle fonti diverse - non solo bancarie -, dei fondi destinati agli investimenti agricoli. Certamente i numeri indicano una diminuzione dell'attenzione delle banche verso l'agricoltura in senso stretto. Una situazione che comunque deve essere osservata con grande attenzione.
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