Il business fornisce le idee che danno forma alla nostra vita, al suo successo, ai suoi valori, alle sue ambizioni" A orientarci nella vita di tutti i giorni sono concetti guida del business: guadagnare, spendere, risparmiare, scambiare, valutare, possedere, vendere" Nella vita concreta sono le idee del business le sole da cui non ci distogliamo mai, dalla soglia di casa alla scrivania, dall'alba al crepuscolo.
"Business" è diventato ormai un vocabolo universale, comprensibile anche per chi ignora l'inglese, vero e proprio emblema d'una società globale. Una bella e fremente sferzata contro la logica sottesa a questo vocabolo e alle sue pretese idolatriche è lanciata dallo psicanalista statunitense James Hillman, 77 anni, nel suo saggio Il Potere, tradotto lo scorso anno da Rizzoli. Egli punta l'attenzione proprio sulla forza onnicomprensiva (per questo parlavo di idolatria) che la mentalità da business contiene in sé. Fare affari diventa l'unità di misura di ogni atto, scelta, decisione.
Le conseguenze sono molteplici. Si perde il gusto dell'amore che è di sua natura gratuità: «Negli affari non ci sono amici, solo soci», scriveva Alexandre Dumas nel Conte di Montecristo. Si diventa sospettosi, diffidenti, astuti: «Questa è la regola degli affari - diceva un altro scrittore, Charles Dickens - : fatela agli altri, perché loro la farebbero a voi». Si trasforma la scala dei valori, anche perché questa parola, "valori", ha tutt'altro significato nel linguaggio del business. Non si ha mai tregua, non si riesce più a dire: "Basta!" nell'accumulare e si pensa persino di riuscire a bloccare la morte. Ma il Salmista ci ammonisce: «Essi confidano nella loro potenza, si vantano della loro enorme ricchezza, ma nessuno può riscattare se stesso»
dalla morte (49, 7-8).
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