«C'era una volta...». La favola è ripartita. L'ospedale immaginario, lontano mille miglia dalla realtà, in mezzo agli ulivi secolari, con vista mare e stanze colorate dove ci si può muovere come a casa, è tornato. La tanto attesa, annunciata e pubblicizzata terza serie di Braccialetti rossi è arrivata, da domenica sera su Rai 1 per otto puntate, più delle precedenti stagioni, e si lavora già alla quarta. Intanto la terza è ripresa laddove s'era fermata la seconda. I ragazzi del grido “watanka” ci sono tutti, compreso Davide, riapparso in forma di “presenza” nella seconda serie dopo essere morto al termine della prima. Ma ci sono anche new entry come Bobo, giovane scorbutico in attesa di trapianto di cuore. E soprattutto c'è Leo, il leader del gruppo, rientrato in ospedale per il riacuirsi del tumore alla testa dopo la fuga con Cris in un faro su un'isola tanto romantica quanto improbabile. Ma la favola è favola anche per questo. Le storie d'amore fanno presa sul pubblico dei giovanissimi ancor più del modo in cui Braccialetti rossi racconta emozioni, sentimenti e dolore del gruppo di ragazzi che affrontano insieme la malattia, trovando l'uno nell'altro lo stimolo per andare avanti. L'inno alla vita attraverso il valore della solidarietà resta intatto anche in questa terza serie in cui si ritrovano tutti gli ingredienti che fanno presa su adolescenti e preadolescenti. Si è pensato a loro anche nel decidere di anticipare la messa in onda a subito dopo il Tg1 per terminare entro le 22.30. Braccialetti rossi può avere semmai qualche difficoltà a coinvolgere gli adulti. Per questo, nella terza serie, è aumentata l'attenzione al loro mondo con la storia dei genitori di Flam (la piccola cieca) e di Margi, con il coinvolgimento della sorella di Cris o l'arrivo del nuovo chirurgo. Alla fine manca una cosa sola: in Braccialetti rossi non c'è Dio. Ed è un peccato. In primo luogo perché non corrisponde alla realtà. Infatti, nei luoghi di sofferenza come gli ospedali si fa presente anche materialmente attraverso i cappellani, i volontari e una buona parte del personale medico e paramedico. In secondo luogo perché Braccialetti rossi è una fiction che ha dei valori e quando ci sono i valori Dio ci sta sempre bene. Persino la tomba della madre su cui Leo si reca alla fine della prima puntata è priva di qualsiasi simbolo religioso.
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