Il grano nei campi in Ucraina va maturando. Ma chi mieterà, se in milioni sono fuggiti, o alle armi? Viene stivato in grandissimi silos il grano d'Ucraina. Ma i silos ora traboccano, i porti sul Mar Nero e nel Donbass bloccati da tre mesi. I russi, denunciano gli ucraini, hanno bombardato e saccheggiato silos. Bombardano il pane. Non solo degli ucraini: il Paese esporta 4 milioni di tonnellate di grano all'anno. Metà del fabbisogno di dieci Paesi africani, e dell'area del Sahel. Un'altra guerra non dichiarata: una carestia spingerebbe la fuga verso l'Europa. Il direttore del World Food Programme ha detto che «non c'è dubbio» che Putin voglia usare la fame come arma. Viene in mente l'Holodomor, lo sterminio per fame nel 1932, all'epoca della collettivizzazione delle terre, cui i kulaki ucraini si opposero disperatamente. Sotto Stalin. Non se ne parlò per decenni. Guardate sul web i bambini scheletriti, i cavalli stramazzati per strada. 4 milioni di morti. E Putin, lo dicevano pazzo. Però, scatenare una carestia nel Mediterraneo, e usare il tanto grano prodotto in Russia nella guerra delle sanzioni, che lucido disegno. «Siamo solo un mezzo, per lui. Un mezzo per raggiungere il potere personale… Può giocare con noi, se ne ha voglia. Può distruggerci, se lo desidera. Noi non siamo niente»: Anna Politkovskaja, giornalista assassinata a Mosca nel 2006. Figlia di russi di origini ucraine. Bisogna pregare forte su questa guerra, il 31 maggio, con il Papa.
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